Della miniserie coreana uscita in 9 episodi su Netflix lo scorso 17 Settembre 2021 si è detto davvero di tutto. Complice il fatto che in breve tempo abbia conquistato una foltissima schiera di pubblico, tra l’altro istruendo l’occidente sui giochi d’infanzia tipici del paese orientale.
Che si possano giudicare divertenti o meno, Squid Game ha avuto il “merito” di renderli estremamente pericolosi e appetibili per l’intrattenimento.
Ma la serie non è solo questo: essa ci ha mostrato molti aspetti umani ed ha stimolato ragionamenti su tematiche importanti quali sacrificio, soldi e confine morale tra giusto e sbagliato, sul “fine che giustifica i mezzi“.
In questo articolo si presenta una teoria relativa al finale della serie e dunque sembra inutile sottolineare che se non si è presa visione della stessa, si è esposti a forti spoiler.
In caso contrario: buona lettura!
Il dubbio di Gi-Hun: È giusto usare i soldi della vincita?
Dopo la vittoria, gli autori ci mostrano come Gi-Hun non tocchi minimamente il compenso vinto ultimando lo Squid Game.
Del tutto comprensibile: non è riuscito a salvare sua madre, non ha in mente di vivere una vita ai vertici delle classi sociali e a tutto questo si può aggiungere il crescente senso di colpa per le cose fatte durante i giochi. Insomma, se non per sopravvivere – ma anche prima della vincita riusciva in qualche modo a sopravvivere – non avrebbe motivo di toccare quel denaro.
Tutto cambia però nel finale di puntata, dove lo vediamo usare il denaro vinto per rimettere in sesto la sua vita.
Dunque la domanda sorge spontanea: perché questo cambio di decisione? Perché tornare sui propri passi?
Qual è stato l’elemento scatenante che lo ha convinto?
A nostro personalissimo parere si tratta della morte del vecchio.
Morte del vecchio a cui lui assiste in prima persona, dopo l’ultima grande rivelazione sconvolgi plot di Squid Game.
Per mettere in piedi questa teoria porteremo in evidenza due avvenimenti particolari.
1) L’ultima vittoria di Gi-Hun
Poco prima che il vecchio morisse, i due giocatori avevano scommesso un’ultima volta.
Il Numero 001 voleva dimostrare a Gi-Hun che l’umanità non meritava riguardi puntando sul fatto che nessuno avrebbe aiutato il senza tetto in strada, il quale sarebbe morto assiderato nella noncuranza degli astanti. Ciò non si è verificato però, perché proprio allo scadere della scommessa, allo scoccare della mezzanotte, la polizia, avvertita da un passante, trae in salvo il barbone.
Gi-Hun allora sbatte in faccia al vecchio la sua vittoria più soddisfacente: quest’ultimo si era sbagliato. In concomitanza con questa vittoria, il vecchio muore.
Questo ci riporta ai giochi, non trovate? Chi perde viene eliminato, sebbene in questa occasione sia stata soltanto una coincidenza del naturale corso degli eventi, dato che l’uomo è morto di tumore – qundi per cause naturali – e non è stato ucciso.
Questo, tuttavia, è stato l’ultimo gioco che il protagonista ha vinto.
2) 100 milioni di won a vita
Basterebbe di per sé il punto uno per dare una risposta alla domanda posta nell’introduzione. Vogliamo, però, spingerci oltre con le teorie e portare all’attenzione anche il secondo punto.
Durante i giochi, per ogni persona che morisse vi era un quantitativo di soldi che si aggiungeva al montepremi finale.
E il corrispettivo non era certo poco, dato che, per stessa ammissione degli organizzatori, ammontava a 100 milioni di won. Come se ogni vita fosse stimata a tanto.
Ecco il secondo punto, dunque: e se Gi-Hun stesse usando soltanto i soldi dovuti alla morte del vecchio?
Colui che ha sconfitto per ultimo e colui che, a suo parere – com’è stato evidente dall’ottimo recitato dell’attore – meritava maggiormente la morte. Gi-Hun avrebbe potuto usare quei soldi senza il peso dei sensi di colpa e senza intaccare la memoria o il sacrificio di nessuno dei partecipanti al gioco.
Inoltre 100 milioni di won sono del tutto sufficienti a condurre una vita dignitosa e a ripagare i debiti precedenti.
Solo una teoria?
Sia come sia, non avremo mai modo di confermare o rifiutare questa teoria.
Ma in fondo non ce n’è neanche bisogno, trattandosi di un’opera aperta a molteplici letture.
Squid Game è una serie che fa parlare di sé per molti motivi: la drammaticità dei temi trattati – soprattutto per quanto riguarda povertà e disparità sociale, come in Parasite -, la narrazione adrenalinica e il gran quantitativo di violenza.
E a voi, ha stimolato qualche riflessione, oltre all’alto coinvolgimento emotivo?
Fatecelo sapere in un commento!