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JoJo e Araki: Tra l’Arte e il Pop

Le bizzarre avventure di JoJo è un perfetto connubio tra lo “Shōnen”, ossia l’estetica rinascimentale, e la cultura pop. Nato dalla penna di Hirohiko Araki nel 1987, venne pubblicato nello stesso anno per la prima volta sulla rivista Weekly Shōnen Jump, mentre la produzione dell’anime cominciò a partire dal 2012 ed è ancora in corso.

In questi anni ha avuto un enorme successo in tutto il mondo, soprattutto in Italia, ispirando tantissimi altri mangaka successivi ed entrando nella storia di manga e anime.

I vari protagonisti de Le bizzarre avventure di JoJo; da sinistra in alto Jolyne, Jonathan, Jotaro, Josuke (Jojolion), Josuke. Da sinistra in basso; Joseph, Giorno, Johnny

Breve introduzione allo Shōnen

Lo “Shōnen” (ragazzo) si riferisce, principalmente, al target delle riviste dedicate ai manga, come ad esempio Weekly Shōnen Jump, dove sono stati pubblicati nei primi anni ottanta i capitoli di famosissimi manga come Dragon Ball, Ken il Guerriero, I Cavalieri dello Zodiaco e così via.

Dal momento che la sua definizione è tutt’ora controversa, per far arrivare in maniera semplice il significato molto complesso della lingua e cultura giapponese, ci atterremo alle fonti di Wikipedia.
Gli Shōnen, sostanzialmente, sono dei manga rivolti ad un pubblico adolescenziale. Quando si parla de “ Le bizzarre avventure di JoJo” ci si riferisce ad un sottogenere specifico, chiamato “battle manga”.

Jonathan Joestar utilizza la tecnica delle onde concentriche

Esso è caratterizzato da alcuni formule e modelli narrativi comuni a più autori e opere differenti: in primo luogo troviamo il combattimento come mezzo di risoluzione del conflitto tra un “villain” e il cast eroico e il tema della crescita personale dei personaggi in generale.

Il combattimento si basa su sistemi di gestione ed utilizzo di poteri differenti da opera ad opera.

Per quanto riguarda quest’ultimo punto, Jojo ha rappresentato un’evoluzione del concetto di battle system da un esordio basato su un classico sistema di potere dipendente dall’energia vitale, il “ki” (L’Hamon, o onde concentriche), come in opere precedenti quali Hokuto no Ken (Ken, Il Guerriero) e Dragon Ball.

Dalla parte terza in poi, si è passato, invece, ad uno basato sulle proiezioni spirituali, chiamati “Stand”, ovvero poteri astratti dalla fisicità dell’utilizzatore, che dipendono principalmente dalle sue caratteristiche di personalità.

Giorno Giovanna e il suo stand, Gold Experience, combattono nella funicolare di Napoli contro Bruno Bucciarati

Questa transizione tra diversi battle system rappresenta la prima grande innovazione dell’opera e ha definito molte delle caratteristiche fondamentali di quest’ultima.

La capacità dell’utilizzatore di materializzare un costrutto più o meno umanoide permette all’illustratore Araki da una parte di esprimere la sua estrosità in fatto di design e dall’altra di creare un espediente narrativo che ha ispirato una molteplicità di epigoni; tra i più famosi ricodiamo Shaman King, con i suoi combattimenti tra spiriti; le opere basate sul combattimento tra mostri, comandati da una persona fisica, come Pokémon e Digimon; la serie di videogiochi Shin Megami Tensei (che ha conosciuto ultimamente un enorme successo di massa, con il suo ultimo capitolo spin-off “Persona 5”).

Infine è importante sottolineare l’influenza di JoJo su Hunter X Hunter, il cui battle system rappresenta una perfetta sintesi tra l’aspetto del “Ki” e quello del potere individuale basato sulla personalità dell’utilizzatore.

Jotaro Kujo e il suo stand, Star Platinum

JoJo: un titolo ereditario

Ma chi è JoJo? JoJo è un soprannome che viene attribuito ai vari protagonisti dei diversi archi narrativi in virtù di alcune assonanze presenti nei loro nomi e cognomi. In un certo senso è un “titolo nobiliare” che i protagonisti “ereditano” dal loro contesto.

Di conseguenza, non si può parlare di un JoJo, ma di diversi personaggi distribuiti su un arco temporale estremamente ampio, che trova le sue origini nell’Inghilterra vittoriana (luogo di nascita del primo Joestar rilevante, Jonathan) fino ad una Napoli dei primi anni del nuovo millennio, con il suo protagonista Giorno Giovanna.

Questi diversi JoJo, seppur profondamente differenti sotto ogni punto di vista (dalla personalità, al contesto socio-culturale, allo stile di combattimento), condividono una caratteristica fondamentale: un’estrema caparbietà, che li porta a perseguire un obiettivo percepito come giusto, mantenendo comunque un atteggiamento da spirito libero.

Non agiscono per fini totalmente egoistici, ma la loro azione è inficiata da una visione soggettiva di ciò che è percepito come il “Bene”.

Ma da un grande nome derivano grandi responsabilità: i portatori di questo soprannome, diretti discendenti della famiglia Joestar devono affrontare in ogni arco narrativo degli avversari, legati, più o meno direttamente, a Dio Brando, nemesi di Jonathan Joestar.

La versione animata

L’anime de “Le bizzarre avventure di JoJo” è diviso in cinque parti.

La prima parte racconta le storie delle prime due saghe: “Phantom Blood”, ambientata in un’Inghilterra vittoriana, con richiami fortemente gotici e dark, dove riscontriamo la predilezione per scenografie molto oscure e tetre, in linea con l’epoca della Gran Bretagna industriale e dove Jonathan Joestar si scontra per la prima volta con Dio Brando.

“Battle Tendency” è ambientata fra l’America e l’Europa degli anni Trenta, in un clima di una pressante guerra alle porte, dove il protagonista Joseph Joestar, nipote di Jonathan, affronta gli uomini del Pilastro. Queste due saghe sono molto simili per temi e colori, spesso scuri e cupi, che le legano tramite un filo rosso.

Da sinistra; Joseph Joestar, Jonathan Joestar

La seconda e la terza parte vengono dedicate alla saga di “Stardust Crusaders”, trattano, infatti, le avventure di Joseph Joestar e suo nipote Jotaro Kujo. Il periodo di ambientazione è durante una Crociata e partendo dal Giappone si percorrerà la Cina, Singapore e l’India fino a Il Cairo, in Egitto: una vera e propria corsa contro il tempo per salvare la madre di Jotaro, scontrandosi con un vecchio nemico.

Da sinistra; Mohammed Avdol, Kakyon Noriaki, Jotaro Kujo, Joseph Joestar

Nella quarta parte, “Diamond is Unbreakable”, il protagonista è, invece, Josuke Higashikata e la storia si sviluppa in una piccola cittadina giapponese chiamata Morioh-cho, nell’estate del 1999.
Da questa saga in poi, la fotografia dell’anime si fa sempre più colorata ed eccentrica e troviamo accostamenti di colori impensabili, per un effetto molto pop.

Da sinistra in senso orario; Josuke Higashikata, Jotaro Kujo, Okuyasu Nijimura, Koichi Hirose

Infine la quinta parte “Vento Aureo” è ambientata in Italia nel 2001 e qui troviamo come protagonista il “gang-star” italo-giapponese di quindici anni Giorno Giovanna.
Largo, quindi, a colori accesi e luminosi, tipici dei luoghi del meridione, invasi da un sole che si specchia sul mare.

Da sinistra; Pannacotta Fugo, Narancia Ghirga, Guido Mista, Bruno Bucciarati, Giorno Giovanna, Leone Abbacchio

Dallo scontro tra bene e male, a l’antieroe per eccellenza

Durante la prima saga, Phantom Blood, si riscontra, sin dalle prime battute, la differenza sostanziale tra Jojo e Dio; il primo è un imponente ragazzone di quasi due metri che vuole diventare un vero gentiluomo giusto e che combatte per un “bene superiore”, mentre Dio è un controverso ragazzo che ha sofferto tantissimo in gioventù, per colpa del padre Dario Brando e che cerca, quindi, sempre il modo di riscattarsi, qualunque sia il costo, diventando vittima delle sue stesse manie di grandezza.

Quest’ultimo diventerà presto la reincarnazione di tutto il male che ha sofferto da bambino e il suo unico desiderio sarà quello di utilizzare il suo potere per conquistare e assoggettare il mondo.

Dio Brando in Stardust Crusaders

Andando avanti con le saghe, questa incarnazione dell’eroe che si batte per il bene come assoluto ideale da inseguire comincia a sporcarsi di grigio, fino a trovare il suo culmine nella saga di Vento Aureo, dove Giorno Giovanna rappresenta l’antieroe per eccellenza.

Il giovane è sempre guidato da quello che lui ritiene il concetto di giusto, seppure questa sua visione non rappresenti sempre l’emblema della giustizia. Basti pensare al principale obiettivo del protagonista, che è quello di spodestare il capo dell’organizzazione mafiosa, Passione.

Giorno, infatti, non riesce ad accettare la politica intrapresa nel commercio della droga, venduta anche ai bambini.

Giorno Giovanna con Gold Experience

JoJo’s Aesthetic

Fattore oltremodo fondamentale nell’anime e nel manga di JoJo è il continuo citazionismo e l’ispirazione a due mondi apparentemente contrapposti e lontani, non solo temporalmente: la cultura visiva classico-rinascimentale e quella pop.

In questa maniera Araki ha riempito le sue opere di continui riferimenti e omaggi ai suoi artisti preferiti, non solo per quanto riguarda le arti visive, ma rendendo omaggio anche a musicisti e stilisti (famose le sue collaborazioni con Gucci).

Araki è, principalmente, un autore estetico. Raramente le sue continue citazioni hanno a che fare con la trama, la storia potrebbe, infatti, andare comunque avanti senza, ma sicuramente “Le bizzarre avventure di JoJo” non sarebbero le stesse.

Jojo, l’arte classico-rinascimentale e non solo

“In questo caso parliamo delle pose di JoJo: per me il senso delle pose è quella figura che ti rimane impressa. Ho studiato il Bernini, Dafne e Apollo e così via. Ciò che mi impressiona e mi piace di più vedere in assoluto è la torsione del corpo in ogni sua forma”

Hirohiko Araki – al Lucca Comics 2019

Apollo e Dafne di Gian Lorenzo Bernini

Ciò che ha influenzato stilisticamente Araki più di ogni cosa, è la sua incredibile passione per l’arte e gli artisti rinascimentali italiani, più di tutti Michelangelo Buonarroti ma anche Gian Lorenzo Bernini. Fin dalla prima parte troviamo infatti l’accentuazione, in pose plastiche, della muscolatura dei personaggi, in cui sono presenti minuzioso dettaglio e accuratezza anatomica.

Particolare del Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti; Michelangelo dipingeva muscolosi sia uomini che donne

Questi due elementi si ritrovano spesso nelle pose, chiamate dai fan “JoJo pose”, le quali sono diventate estremamente famose e riprese anche nell’adattamento anime. Esse richiamano delle modalità strettamente legate al fumetto e permettono di poter vedere i personaggi coinvolti, non solo come dei semplici protagonisti della storia, ma come vere e proprie opere d’arte.

Joseph Joestar e Ceasar Zeppeli in Battle Tendency

“La cosa che apprezzo di più e che mi ha influenzato di più nell’arte italiana è la posa nelle sculture rinascimentali, soprattutto le opere di Michelangelo. Sono i corpi in torsione ad affascinarmi di più, in particolare le pose delle braccia, nello specifico il gomito, quando è puntato in avanti, spesso in angolazioni quasi non realistiche o almeno improbabili. Oppure il polso, che in quelle sculture è sempre in torsione.”

Hirohiko Araki – al Lucca Comics 2019

Così come Araki ha modestamente ammesso, la forte sproporzione dei personaggi della prima parte, “Phantom Blood”, è dovuta certamente a svariati fattori: in primis, Araki stesso confessa di non esserre particolarmente bravo a disegnare, in secondo luogo, una delle principali ispirazioni di Araki è Tetsuo Hara (autore di Ken Il Guerriero).

Successivamente, dalla quarta parte in poi, ci sarà un cambiamento stilistico da parte del mangaka, che predilige figure via via sempre più longilinee e affusolate, rappresentando corpi, sempre muscolosi, ma meno scultorei; un po’ come se si fosse ispirato sempre di più a Raffaello, che nelle sue opere dipingeva corpi slanciati, mentre Michelangelo tendeva a rappresentarli con estrema precisione anatomica, mettendone in risalto la muscolatura.

Jean Pierre Polnareff in Stardust Crusaders

La differenza stilistica, in questo, è funzionale al cambiamento nel “battle system” che non richiede più una fisicità nerboruta dei personaggi affinchè questi si impegnino negli scontri.

La sostituzione delle onde concentriche con gli stand come mezzo primario e per arrecare danni all’avversario permette all’autore di allontanarsi dagli standard ipermascolini, fissati da Tetsuo Hara.

In questo viene presentata una maggiore varietà di corpi durante l’azione, ispirandosi anche ad un modello più androgino, che nell’anime vedrà il suo apice nell’arco narrativo dedicato a Giorno Giovanna, Vento Aureo.

Kira Yoshikage con il suo stand Killer Queen

Il corpo relativamente minuto di quest’ultimo non avrebbe spiccato nelle prime due parti dell’opera. Inoltre ciò ha permesso ad Araki di potersi esprimere dal punto di vista del vestiario, facendo indossare ai suoi personaggi, gli outfit più vivaci, insoliti e bizzarri.

 “Sono particolarmente affascinato da Giorgio Morandi e dai suoi colori così estremi.”

Hirohiko Araki – al Lucca Comics 2019

Ispirazioni più moderne, come quella di Andy Warhol e Giorgio Morandi, hanno influenzato l’autore nella colorazione dei personaggi e nel loro adattamento animato, potendo colorare in modi diversi lo stesso personaggio in momenti della storia differenti e nei combattimenti.

La posa di Giorno Giovanna è ispirata ad una modella di Gucci

JoJo e il mondo della moda

“Sì, la moda italiana è fantastica. Mi piace questo stile classico e tradizionale, ma come la moda hanno quest’aria anche i palazzi e gli edifici, alcuni rimangono persino dall’epoca romana.”

Hirohiko Araki – al Lucca Comics 2019

La Copertina del Volume 5 della Saga di Steel Ball Run è Ispirata ad una pubblicità di Versace

Il forte amore per il bel paese non si riscontra solo nel disegno delle figure e nella minuziosa rappresentazione delle componenti architettoniche (in riferimenti alle parti ambientate in Italia), ma anche nell’influenza che il mondo della moda ha avuto nel suo lavoro.

Illustrazione creata per la campagna pubblicitaria di Gucci in collaborazione con Araki, Vediamo l’unica Jojo donna indossare un abito firmato Gucci

L’outfit, infatti, è sempre stato una parte importante nella caratterizzazione di tutti i suoi personaggi, che spesso e volentieri sembrano usciti da una sfilata di Gucci o Armani anche per il modo di camminare: con pose plastiche e movimenti accentuati delle anche, sfoggiando capi e accessori dai colori audaci e bizzarri.

Rohan Kishibe, Jolyne Kujo, Bruno Bucciarati, Leone Abbacchio per la compagna pubblicitaria di Gucci

In questo campo, una delle sue più importanti influenze è senza dubbio quella del disegnatore spagnolo Antonio Lopez. Da quest’ultimo Araki ha preso ispirazione per le pose e gli accostamenti dei colori, ma soprattutto per l’espressività quasi neutra dei personaggi, che nel momento della “Jojo pose” sono completamente inespressivi, come se l’autore volesse mostrarci quel personaggio come un’opera di un museo, un modello da sfilata.

Illustrazione di Antonio Lopez

Ultima, ma non meno importante influenza, è quella del fashion designer Tony Viramontes, da cui Araki ha preso ispirazione per gli accostamenti dei colori e i contorni delle figure, dal tratto spesso e deciso.

Illustrazione di Tony Viramontes

Jojo e la musica

Oltre al mondo delle arti figurative, resta costante la presenza dell’universo della musica, che viene richiamata fin dal primo arco narrativo della serie attraverso citazioni di album, singoli e protagonisti della storia del rock.

In fondo il manga/anime – il cui stesso nome, Jojo, è un omaggio al successo “Get Back” dei Beatles – di Araki è il medium da lui prescelto per esprimere il suo omaggio a tutti gli universi artistici che hanno stimolato la sua fantasia, e la musica non fa eccezione.

Icone memorabili della musica rock hanno visto il loro nome accostato a personaggi ormai divenuti celebri, come Robert E. O. Speedwagon, il famigerato Dio Brando (la cui prima parte del nome richiama il frontman heavy metal Ronnie James Dio) e gli uomini del Pilastro, signori incontrastati del fitness, i cui nomi derivano da svariati complessi anni 70/80.

Gli Uomini del Pilastro da sinistra; Kars, Whamu, Esidisi

Le citazioni rock vengono, però, usate sistematicamente solo dalla quarta parte della serie in poi. Da “Diamond is Unbreakable” in avanti, Araki inizierà ad utilizzare ritualisticamente tali immagini per donare un’identità agli Stand, le proiezioni spirituali concretizzate dai personaggi principali dell’opera.

Tramite queste entità il mangaka offre ai lettori un’opportunità per ampliare i loro orizzonti musicali, soprattutto ha permesso al pubblico giapponese di aprirsi verso la musica popolare occidentale.

Tuttavia, nonostante siano la componente simbolica più presente all’interno dell’opera, le citazioni musicali hanno spesso un ruolo puramente estetico, non funzionale alla creazione dei poteri degli Stand, della caratterizzazione dei personaggi o della loro importanza all’interno della storia.

Quando Araki ascolta album o canzoni in lingua inglese lo fa perché, non capendo i testi, può concentrare la totalità della sua attenzione sulla melodia. Ciò può portare a dei collegamenti molto labili tra i protagonisti della sua opera e le canzoni a cui fa riferimento. In questo caso le citazioni svolgono una funzione simile ai riferimenti all’immaginario cristiano di Neon Genesis Evangelion: originariamente nate con un ruolo puramente estetico, sono state arricchite di significato dai fan nel corso del tempo.

Araki e Prince: visioni parallele

Prince è indiscutibilmente l’artista preferito di Araki e la sua influenza è presente nel corso di tutta la serie. Prima di tutto, numerosi elementi di character design si ispirano al look estroso e androgino del polistrumentista di Minneapolis: dall’outfit di Josuke Higashikata (il cui apprezzamento per l’artista è un fatto canonico!) a quello di Giorno Giovanna, passando per il velato riferimento al Love Symbol (una delle innumerevoli incarnazioni dell’artista) cucito sul cappello di Jotaro Kujo; sembra che una discreta fetta dei personaggi dell’opera si sia lasciata catturare dai colori maestosi, regali ed eccentrici del carismatico performer.

Araki e Prince sembrano avere in comune molto più del semplice senso estetico, sono due artisti paralleli, che condividono una visione di arte basata su un continuo cambiamento, rinnovamento ed evoluzione stilistica, anche a costo di rompere con i canoni che essi stessi hanno precedentemente creato.

Durante la sua prolifica carriera, il musicista ha cambiato molte volte il suo stile musicale: dalla disco degli esordi, caratterizzata da vocalizzi in falsetto e chitarre funk, l’artista ha cominciato a creare il suo suono personale, introducendo prima i sintetizzatori con il suo album Dirty Mind e facendosi, poi, contaminare dalla psichedelia rock di stampo hendrixiano e da varie forme di musica nera, partendo da Purple Rain (quasi unanimemente considerato il suo capolavoro), arrivando addirittura a farsi influenzare dagli stessi artisti che lo hanno preso come punto di riferimento, come dimostra lo stile Neo-Soul di The Rainbow Children.

Versatilità, eclettismo e polistilismo sono, quindi, caratteristiche fondamentali di questo artista.

Il mangaka ha vissuto un percorso simile, in quanto ogni parte di Jojo ha personaggi, ambientazioni e caratteristiche di genere diverse dalle altre. Dopo aver visto Phantom Blood ed essersi immerso nel contesto vampiresco dell’Inghilterra vittoriana (ugualmente figlio di Bram Stoker e Tetsuo Hara), il lettore/spettatore capirà che farsi delle aspettative riguardo il contenuto del manga è alquanto controproducente.

Con il capitolo successivo si cambia contesto, si cambia protagonista, si cambia focus narrativo, si passa ad una vicneda in cui a farla da padrone non è la bontà d’animo, la purezza da gentiluomo, ma le capacità tattiche del “cartoonesco” Joseph Joestar, maestro nell’arte del bluff e della lettura dell’ambiente.

Dalla terza parte viene abbandonato il “battle system” basato sull’arte marziale sovrannaturale delle onde concentriche, per introdurre il concetto di Stand, la cui influenza è stata già affrontata nei paragrafi precedenti.

Dalla quarta parte viene abbandonato, invece, il tema del viaggio, per concentrarsi su un’unica cittadina, in uno “slice of life” che verrà, in seguito, sporcato dall’inquietante presenza di un serial killer, che riceverà una caratterizzazione superiore a quella dei protagonisti.

La storia si tingerà ancora più di grigio nella quinta e – per ora – ultima parte, in cui il “cast” principale è composto esclusivamente da adolescenti appartenenti alla criminalità organizzata, sovvertendo così l’aspettativa della purezza morale dell’eroe.

“Onestamente, quando trascino improvvisamente i lettori verso un nuovo mondo […* Mi preoccupa il fatto che possano sentirsi spaesati e magari potrebbe soffrirne la mia popolarità. Ma poi penso, “Prince è qui, quindi è OK!” [ride]. Prince – Lui sì che è una persona che non conosce la paura.” 

Intervista ad Hirohiko Araki

La lezione più grande che il fumettista ha imparato da Prince è, quindi, l’assoluta libertà espressiva, che gli ha permesso di generare un’opera slegata da regole precostituite e dalla paura di perdere una fanbase conquistata con uno specifico strumento narrativo, pregna di un sentimento di rischio e di un rifiuto di “adagiarsi sugli allori”, che è stata sempre capace di essere di impatto per il pubblico e per i colleghi mangaka, i quali hanno più volte preso spunto dalle intuizioni di Araki per espanderne le potenzialità nel contesto del genere battle.

Il messaggio predominante dell’opera di Prince è interpretato da molti fan come una dimostrazione della capacità di poter essere un modello di riferimento senza dover rientrare in determinati e limitanti stereotipi comportamentali.

Esprimere il proprio estro creativo e le proprie emozioni nella maniera più drammatica possibile, senza però rinunciare al carisma, alla forza d’animo, all’assertività.

Questa è forse la caratteristica comune a tutti i personaggi di Jojo, dagli eroi, alle spalle, fino ad arrivare agli antagonisti.

I personaggi del manga/anime vestono senza un apparente senso logico o finalità pragmatiche, si mettono in pose drammatiche ed innaturali quando comunicano i loro messaggi, come se l’intero contesto che li circonda fosse un’unica, immensa e coloratissima sfilata di moda.

In fondo, cos’è il viola (Il colore prescelto di Prince) se non il perfetto bilanciamento tra il maschile e il femminile?

Articolo a cura di Alessandro De Carli e Damiano Martini

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