Si è svolto Giovedì 19 Marzo la prima puntata del format ARIRANG, serie di incontri voluti dalla rivista e scuola di cinema Sentieri Selvaggi per confrontarsi sullo stato attuale della settima arte
Sono le 18:00 di un anonimo giovedì ai tempi del Coronavirus ma non è un giorno qualunque, oggi si svolge infatti la prima puntata del talkshow voluto da Sentieri Selvaggi per raccontare e farsi raccontare, da chi il cinema lo vive, com’è questa quarantena, che prospettive si intravedono per l’industria e come si comporteranno festival e produzioni nei prossimi mesi.
Si comincia con un corto: La Lotta di Marco Bellocchio, intenso quarto d’ora di cinema che sa di rimembranza, amore e resistenza.
I titoli di coda stanno ancora sfilando sullo schermo che ecco apparire subito i protagonisti del dibattito: dieci fra esercenti, cineasti ed organizzatori di festival.
Una domanda aleggia sulle teste di tutti: Quale sarà il futuro del cinema inter e post Coronavirus?
Come si fa a ri-immaginare quest’arte, questa professione alla luce delle limitazioni imposte dall’attuale situazione d’emergenza?
Giulio Casadei, direttore artistico del MedFilm Festival e delegato generale del Festival du cinéma de Brive, rivela che lui e i suoi colleghi del festival francese stanno pensando di fare come altre manifestazioni culturali e trasmettere l’evento, che si dovrebbe svolgere in Aprile, via streaming.
«Per tutelare i lungometraggi che erano da poco usciti al cinema» dice «Il Governo Francese (da sempre paladino delle sale e degli esercenti, contro le “cattive” piattaforme di streaming, ndr) «sta pensando di mettere mano alla cronologia dei media per distribuire questi film direttamente sulle piattaforme, senza rispettare i tempi canonici».
E già da qui si intuisce la gravità della situazione.
Secondo Mimmo Calopresti, regista italiano e direttore artistico del Cinema Aquila a Roma, sarebbe meraviglioso se il Festival di Cannes si facesse online perché sicuramente ne guadagnerebbe in democrazia.
D’altronde i festival, come le produzioni, vanno sempre reinventati.
Il grosso problema si ha invece per quanto riguarda le sale: «Io stesso non so come faremo con il Cinema Aquila a Roma» si confessa.
Secondo il produttore Gianluca Arcopinto se è vero che il Festival di Cannes non si farà a Maggio, allo stesso modo dubita che si possa svolgere online.
«È probabile che lo si rimandi ad Ottobre o che si salti direttamente l’annata a causa di circostanze straordinarie» dice «Anche se quest’ultima cosa è difficile visti i grossi interessi economici che ci sono dietro» (attualmente è stato posticipato al 15 Luglio, ndr)
Il direttore della fotografia Alessandro Pesci rende noti i suoi dubbi in merito al possibile svolgimento in diretta streaming dei grandi festival di cinema.
Giulio Casadei condivide il suo scetticismo, sebbene l’ipotesi, ad una prima analisi, potrebbe sembrare affascinante.
«Spostare Cannes di qualche mese non è fattibile» afferma l’organizzatore di festival «Perché si andrebbe a sovrapporre con gli altri festival maggiori, primo fra tutti quello di Locarno in agosto, poi Venezia, Toronto ecc.».
«Per Venezia secondo me il problema non si pone» aggiunge «L’emergenza rientrerà prima. L’unica criticità sono tutte le produzioni sospese a causa del virus, per cui, a questo punto, ci sarebbero solo le pellicole che erano in post-produzione a inizio 2020, ossia quelle che dovrebbero essere presentate a Cannes sostanzialmente».
A questo punto dell’incontro Federico Chiacchiari, direttore di Sentieri Selvaggi, decide di fare una domanda scomoda, ossia chiede ai cineasti se secondo loro Netflix e Prime Video potrebbero avere i numeri e il know-how necessario a coprire questi grandi eventi di cinema.
Il dottor Casadei gli risponde immediatamente che la responsabilità sarebbe troppo alta e non adatta alle due piattaforme di streaming.
Vi è, infatti, la questione dell’evento in sé, che è più importante delle proiezioni dei singoli film/cortometraggi.
Gli da manforte Giacomo Caldarelli, organizzatore di eventi e rassegne cinematografiche, affermando che Cannes è fondamentale per l’industria a causa degli scambi che avvengono al suo interno.
Se però non si eguaglierebbe l’immediatezza dell’evento fisico si potrebbero comunque andare a fare 3-4 eventi mirati utilizzando la piattaforma di settore Cinando.
Ivan Frenguelli del Cinema Postmodernissimo di Perugia si riaggancia al discorso di Gianluca, dandogli ragione in merito a Cannes:
«Cannes è il festival più importante che sposta le produzioni più grosse, se salta lui salta tutto il resto…che Netflix ci salverà è vero quando si parla di persone in quarantena che cercano un modo per divagarsi ma di certo non vale per i lavoratori del settore.
L’online potrebbe anche funzionare ma va messo a punto e Netflix in questo caso non può essere preso in considerazione neanche dagli esercenti, nel caso le sale decidessero di andare online».
Le sale…ecco uno dei tasti più dolenti di tutto il discorso.
I cinema come tutti i luoghi di aggregazione in questo momento sono chiusi e non si sa quando potranno riaprire.
Aldo Spiniello, critico e docente presso Sentieri Selvaggi, è però ottimista in quanto, secondo lui, non appena riapriranno le sale tutti gli amanti della settima arte si precipiteranno nei cinema.
Il regista ed esercente Mimmo Calopresti e Giacomo Caldarelli sono un po’ scettici invece riguardo la disponibilità delle persone a ritornare in sala in tempi brevi, ad emergenza finita.
«Se le sale riaprono a giugno non ci andrà nessuno, la stagione estiva (giugno-agosto) è una stagione morta, sia per quanto riguarda i film che l’interesse del pubblico (le due cose sono collegate a doppio filo, ndr)» aggiunge Ivan Frenguelli.
Secondo il direttore della fotografia Alessandro Pesci si andrà, come affermava pochi giorni fa la virologa Ilaria Capua su La7, verso una progressiva selezione delle persone che “possono permettersi” di prendere il virus ed altre, più fragili, che invece dovranno essere tutelate.
Si preannuncia, insomma, un anno veramente difficile e i green screen, perfetti per la produzione di film da camera, saranno sempre più utilizzati.
Mimmo Calopresti e il critico e docente Sergio Sozzo sono concordi nell’affermare l’alta qualità di questo tipo di produzioni e il Dottor Sozzo fa i nomi di grandi blockbuster come la serie degli Avengers e l’intenso Gravity. Anche Giulio Casadei sembra d’accordo.
Gianluca Arcopinto porta il discorso sul già difficile contesto italiano che costituisce una sorta di unicum – negativo – nel panorama europeo, perché si producono circa 200 film l’anno grazie ai quali vivono una settantina di persone.
Il settore è, infatti, in crisi da decenni, in più in questo momento è tutto fermo e l’anno prossimo, a causa della presente stagnazione economica, saranno previsti ulteriori tagli al budget disponibile per le produzioni.
«Questa situazione andrà a colpire ulteriormente i piccoli autori, i quali avranno ancora più difficoltà nel farsi finanziare i progetti» aggiunge Alessandro Pesci.
Aldo Spiniello gli da ragione facendo riferimento alle pubbliche amministrazioni, una delle principali fonti di finanziamento per il cinema del nostro paese che, dopo il Coronavirus, saranno fortemente in crisi, mentre Gianluca Arcopinto sottolinea la difficoltà che ci sarà – soprattutto per i piccoli – ad accedere ai finanziamenti delle banche.
«Lo stesso problema ci sarà anche per le sale, le quali devono pagare affitto, attrezzature e dipendenti» aggiunge Mimmo Calopresti, regista e direttore del Cinema L’Aquila di Roma.
«Anch’io sono convinto che l’estate la situazione comincerà a normalizzarsi, ma a quel punto cosa accadrà? I grossi produttori ed esercenti molto probabilmente sopravviveranno comunque, mentre i piccoli verranno travolti.
L’unica speranza risiede nel mutuo aiuto fra i piccoli, che spesso hanno dimostrato di avere l’esperienza, l’energia e le capacità per potercela fare».
L’ultima parola è affidata al veterano Gianluca Arcopinto che afferma di avere piena fiducia nella nuova generazione:
«Da anni mi dedico all’insegnamento e mai come negli ultimi tempi ho visto giovani capaci, lucidi, appassionati e sono sicuro che, se chi detiene il potere avrà la lungimiranza di investire su di loro, il nostro cinema potrà finalmente tornare ad essere grande come un tempo».
Del tutto probabile, comunque, dopo questa crisi, il ritorno, anche su scala internazionale, a produzioni low-budget…che sia l’occasione per il fiorire di un nuovo Neorealismo?
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