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Un Altro Giro: l’inebriante ballo della vita di Thomas Vinterberg

Dopo il trionfo agli European Film Awards, Un Altro Giro, l’ultima fatica del regista danese Thomas Vinterberg, guadagna due candidature agli Oscar 2021.

Il film, di cui è protagonista Mads Mikkelsen, si interroga su quali siano le conseguenze nel mantenere costantemente un tasso alcolico sopra la media.

Che cosa accomuna Wiston Churchill, Ernest Hemingway e Tchaikovsky? Bevevano tutti sontuosamente. Nonostante ciò, i loro successi professionali sono ancora oggi applauditi e ricordati. “Ho preso dall’alcol molto più di quanto l’alcol non abbia preso da me” affermò l’ex primo ministro del Regno Unito.

Partendo da questo semplice concetto, il regista danese Thomas Vinterberg si chiede (e ci chiede) se l’alcol possa influenzare la realizzazione di un uomo. La vita è, forse, più fruttuosa da ubriachi?

Mattatore della pellicola è Mads Mikkelsen (Hannibal, Doctor Strange, Casino Royale) che ritrova Vinterberg dopo l’acclamato Il Sospetto, candidato agli Oscar 2014 come Miglior Film Straniero.

La teoria anticonvenzionale dello 0,05%

Mikkelsen interpreta Martin, un professore liceale di storia nel pieno di una crisi di mezza età. Gli alunni lo trovano nauseante e poco stimolante, mentre in casa comunica sempre più raramente con moglie e figli. Martin è un uomo che esiste, ma che non vive.

La miccia per recuperare nuova linfa giunge durante una cena con tre colleghi. Viene discussa la teoria non convenzionale dello psichiatra norvegese Finn Skårderud, secondo cui l’uomo avrebbe un deficit dello 0,05% di alcool nel sangue.

I quattro, stuzzicati dall’idea di testare la supposizione, decidono di consumare quotidianamente alcol, con l’obiettivo di mantenere un livello costante dello 0,05% durante la giornata ed incrementare le proprie performance sociali e lavorative.

Il cast di Un Altro Giro, diretto da Thomas Vinterberg

Questa percentuale equivarrebbe a quel preciso momento, della durata stimata di 20-40 minuti, in cui cominciano a cadere le inibizioni, ma non viene a mancare il raziocinio. La sottile linea tra la sobrietà e l’ubriachezza.

Le prestazioni professionali cominciano a ristabilirsi, gli studenti sono recettivi e propensi a nuovi esuberanti metodi d’insegnamento. Un altro giro. Dopo anni di apatia, Martin e la famiglia sembrano risanare l’armonia con una gita fuori porta. Un altro giro. Marito e moglie recuperano quella scintilla sessuale andata dispersa. Un altro giro. L’inebriamento fa dimenticare ogni avversità sociale, rendendo tutti apparentemente invincibili.

Un altro giro. Un altro ancora. E ancora.

L’uomo possiede l’indole innata di spingersi sempre oltre e lo 0,05% comincia a non bastare più. A questo punto, cosa è o non è ragionevole?

Thomas Vinterberg mette in scena, tra il serio ed il faceto, le eccedenze e le manchevolezze del gruppo di amici, che si ritrova sopraffatto dalle dipendenze e dall’elettrizzante fame di espiazione del passato attraverso l’alcol.

Thomas Vinterberg: dal Dogma 95 agli Oscar 2021

A seguito della cancellazione del festival di Cannes 2020, Un Altro Giro viene presentato in anteprima al Toronto International Film Festival. Encomiata fin da subito, la pellicola ha fatto incetta di premi e nomination nell’ultima awards race, compresi quattro European Film Awards (Film, Regia, Attore, Sceneggiatura).

In Italia, viene proiettata alla Festa Del Cinema Di Roma nell’ottobre 2020, ma la distribuzione nei cinema e nelle piattaforme digitali, in mano a Movies Inspired, è attualmente sospesa causa COVID-19.

La consacrazione definitiva giunge con gli Oscar 2021. Oltre alla candidatura come Miglior Film Straniero, di cui è considerato vero ed unico frontrunner, Thomas Vinterberg è entrato nella rosa dei nominati per la Miglior Regia.

Il regista Thomas Vinterberg con Mads Mikkelsen durante le riprese di Un Altro Giro

Candidatura che non è una sorpresa, in quanto il regista danese cavalca l’onda del successo da oltre due decenni.

Nel 1995, assieme al controverso Lars Von Trier, redige il manifesto del Dogma 95, un movimento che aveva l’obiettivo di destrutturare e contrastare il cinema odierno e ricreare un’arte delle origini. Nessun effetto speciale, nessuna scenografia o colonna sonora, predilezione per la camera a mano. Un’idea “povera”, che voleva puntare l’occhio di bue sull’attore e sul dialogo.

Il primo film appartenente al movimento (Festen – Festa In Famiglia) porta, appunto, la firma di Vinterberg, che si laurea con il Premio Della Giuria a Cannes. Negli anni, il regista porta sul grande schermo storie drammatiche di crimine ed esclusione sociale (Submarino, Dear Wendy), nonché commedie collettive dal glaciale umorismo nordico (Riunione Di Famiglia, La Comune).

Nel 2013, Il Sospetto, racimola una menzione nella categoria Miglior Film Straniero agli Oscar, ma la statuetta va al nostrano La Grande Bellezza, diretto da Paolo Sorrentino.

Paolo Sorrentino e il finale “perfetto” di Un Altro Giro

Proprio durante le premiazioni del 2014, Vinterberg conosce Sorrentino e i due si dichiarano fan dei reciproci lavori. Nelle scorse settimane, il regista napoletano ha discusso Un Altro Giro con Vinterberg durante un’intervista streaming, combinata da Directors U.K e riportata parzialmente da Variety.

Sorrentino ha lodato apertamente l’opera, sostenendo che, da tempo, cerca di rappresentare quell’euforia provocata dall’alcol nei suoi film. Non è mai riuscito ad inserirla nemmeno in una scena, quindi non pensava fosse possibile immortalarla per la durata di un intero film.

In particolare, Sorrentino ha apprezzato il finale della pellicola, che ha trovato perfetto, “persino meglio di quello che mi sarei aspettato”. Nell’epilogo, Mikkelsen sprigiona tutta la sua carica attoriale (e non solo), regalando uno dei momenti di cinema più indimenticabili degli ultimi anni.

“What a life, what a beautiful ride”

Martin è passeggero di una montagna russa, con momenti di estremi up e altri di disastrosi down, in cui la sobrietà torna a far da padrona.

Pare che l’unica soluzione possibile per ritrovare la quiete sia quella di accettare una vita bilanciata e, in apparenza, fallimentare. Scovare la via di mezzo, il punto d’incontro perfetto per poter amare se stessi e gli altri è la sola via per completare il puzzle.

Il finale di Un Altro Giro è una grande celebrazione alla vita, che richiama per certi versi la passerella danzante di di Federico Fellini.

Nel momento in cui ci si sveste delle proprie maschere e si tocca la felicità, il corpo è libero di esprimersi e danzare. Libriamo, allora, le nostre ali: “La vita è una festa, viviamola assieme!”.

Mads Mikkelsen nel finale di Un Altro Giro
Riccardo Armonti
Riccardo Armonti
Potete trovarmi dentro un film di Charlie Chaplin, nei dischi dei Beatles o tra le pagine di Herman Hesse. Ho vissuto in tre continenti, ma non ho ancora assaggiato un ragù che possa competere con quello della mamma.

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