I film sui supereroi riempiono le sale: le major hollywoodiane lo sanno bene ed è per questo che passiamo con disinvoltura da film come Spiderman: No way home dell’universo Marvel a The Batman di DC (il prossimo sarà Doctor Strange 2 nel giugno di quest’anno).
Allo stesso tempo, però, non ne possiamo più di tutti questi superuomini perfetti, senza macchia e senza paura, al limite un po’ spacconi o imbranati, ma quest’ultima caratteristica solo nella versione umana.
È per questo che recentemente abbiamo assistito all’emergere di serie tv come The Umbrella Academy, con superereoi disfunzionali, o, ancora più agli estremi, gli antieroi prodotto del capitalismo di The Boys, ma anche film come Joker, dove uno dei super-villain per eccellenza è ridotto ad un semplice squilibrato mentale. Persino gli immortali Eternals, protettori della galassia nell’omonimo film Marvel, mostrano fragilità tipicamente umane.
Così fa anche Bruce Wayne/Robert Pattinson in The Batman, ennesimo film sull’uomo-pipistrello di Gotham, questa volta diretto da Matt Reeves, il regista dietro al successo di Cloverfield, del quale mantiene le atmosfere cupe che ben si adattano al soggetto.
Dov’è Bruce Wayne?
Di Bruce Wayne, in realtà, vediamo ben poco (Robert Pattinson sarà senza costume in sì e no tre scene), ma questo non ce lo rende meno umano, anzi.
Il Bruce Wayne di Reeves è un uomo fragile, ancora ferito dalla morte violenta dei suoi genitori, che si nasconde dalla luce e cerca vendetta o, più propriamente, giustizia.
La maschera di Batman in qualche modo gli fa da interfaccia, proteggendolo dal mondo esterno, dagli sguardi indiscreti e interessati che potrebbero turbarlo, a causa del suo cognome famoso (e del suo patrimonio) e della tragedia che lo ha segnato da bambino.
Egli, però, allo stesso tempo si sente parte di Gotham city ed è proprio per evitare che continui la scia di eventi di sangue come quello che ha distrutto la sua famiglia che si è scelto il personaggio del “cavaliere oscuro”, con il quale spaventa i piccoli criminali e aiuta la polizia nelle indagini contro quelli più pericolosi.
Rispetto al Batman di Nolan, in effetti, l’eroe mascherato di Reeves ha rapporti decisamente migliori con gli agenti e non è costretto ad arrivare di soppiatto sulle scene del crimine, anzi la polizia lo lascia fare persino mentre è in diretta su internet.
Tanto è “ben integrato” il vigilante Batman, quanto schivo e solitario il giovane uomo che dietro la sua identità si cela, in totale opposizione ai finti atteggiamenti da playboy superficiale ostentati da Christian Bale in Batman Begins.
Un Bruce Wayne malinconico e sofferente, di kurtcobaniana ispirazione, a detta stessa dei suoi autori (e per il quale i tratti e la fisicità asciutta di Pattinson risultano perfetti), i cui occhi tristi scrutano la sporca e corrotta Gotham, ma anche lo spettatore, per tutta la durata del film, perfettamente visibili al di sotto della maschera nera.
Le indagini del detective pipistrello
L’impronta del film è poco o niente sci-fi e decisamente noir. Tutta la trama è incentrata intorno alle indagini sugli omicidi di un serial killer che si fa chiamare l’Enigmista. Altro villain celebre, oltre al Joker, dell’universo DC è qua interpretato da un ottimo e disturbante Paul Dano (Little Miss Sunshine, Il petroliere, Youth).
Anche le scene di azione sono limitate ad alcune corse con la bat-mobile, qualche sparatoria e un paio di scene di lotta. Niente esplosioni megagalattiche o combattimenti surreali per tenere viva l’attenzione, ma il lento procedere delle indagini – il film dura 3 ore – in un’atmosfera da thriller psicologico.
The Batman ha un impianto quanto più possibile realistico per un fim di genere, in cui le atmosfere noir sono convogliate oltre che dai personaggi (detective, criminali e malavita organizzata) e dall’ambientazione (una città sporca e caotica sulla falsariga di Ney York city, con scene per lo più in notturno o sotto la pioggia), dalla pellicola scura e dalla corrispettiva cupezza delle interpretazioni attoriali; il tutto accompagnato dalle musiche di Michael Giacchino, che alternano sapientemente malinconia, suspense e azione.
Quello di Reeves è un Batman principalmente detective che trova nel sergente Jim Gordon (qui interpretato da Jeffrey Wright) il suo principale alleato, in parallelo con i fumetti, nei quali è il primo personaggio di supporto dell’eroe ad essere introdotto.
Le indagini dei due si sviluppano come una corsa contro il tempo per fermare l’Enigmista, il quale sfida apertamente il vigilante mascherato a prevedere le sue mosse tramite un’intricata serie di indovinelli associati alle sue vittime.
Disillusione e rabbia generazionale in The Batman
Oltre ai già citati Paul Dano (nei panni dell’Enigmista) e Jeffrey Wright (attore di lunga esperienza, noto ai più per la serie Westworld ed il suo ruolo negli ultimi 007), Robet Pattinson è affiancato da altri nomi di tutto rispetto come Colin Farrell, John Turturro e la figlia d’arte Zoë Kravitz.
Quest’ultima è una tormentata Selina/Catwoman, alla ricerca anche lei, come Batman/Bruce, della sua vendetta (nel suo caso, doppia).
I due personaggi hanno notevoli punti di contatto nei traumi subiti, nell’isolamento sociale e nella rabbia che li caratterizza, che li porta, come da fumetto, a sviluppare una palpabile intesa, che, però, è sia incentivata ma, al contempo, ostacolata dai motivi di cui sopra.
Una rabbia tipicamente giovanile che in Bruce si fonde ad un senso di smarrimento ed insicurezza ben percepibili in alcune scene, nonostante le già notevoli abilità investigative.
Il Bruce Wayne qui presentato ha circa 30 anni, ma ha ancora un’inquietudine e un senso di ribellione quasi adolescenziali, amplificati dal suo look tendente all’emo/grunge. Il suo sentirsi fuori posto nella società e l’avere su di sé l‘ombra ingombrante dei genitori (altro aspetto in comune con Selina), benché scomparsi da tempo, lo rende il perfetto rappresentante di una generazione, quella dei Millenial, che spesso fatica a trovare una collocazione lavorativa ed esistenziale e, di conseguenza, a fare i conti con la propria “adultità”.
Tant’è che ad un certo punto il nostro Batman dice, nelle parole del critico Gabriele Niola, «qualcosa riguardo il padre di fronte ai boss mafiosi, facendo la figura dell’illuso, di chi non sa come funzionano davvero le cose, proprio la figura del ragazzo contrapposto agli uomini».
A tal proposito, in The Batman gli “adulti” sono rappresentati per lo più da politici e poliziotti corrotti o da mafiosi come il Pinguino o Carmine Falcone, gli uni senza scrupoli almeno quanto gli altri, in collaborazione fra loro nel tenere strette le redini della città.
Il conflitto generazionale e il rifiuto dello status-quo che esplode nella rabbia di Bruce/Batman e Selina/Catwoman, se spinto all’estremo, può avere conseguenze anche drammatiche, come ci mostra la follia di Edward Nashton/L’Enigmista.
Altro esempio di reazione possibile quella di Bella Réal (interpretata dall’afroamericana Jayme Lawson), giovane e ambiziosa candidata sindaco che si pone a simbolo della nuova generazione, dichiarando di voler cambiare le cose, sotto la spinta del “rinnovamento”.
Un ottimo film con un paio di “sviste”
In generale, il film di Matt Reeves che, comprensibilmente, sta riscuotendo un buon successo nella sua prima settimana in sala, è ben progettato e confezionato, con una storia interessante, interpretazioni credibili e un’ottima fotografia, merito del già candidato all’Oscar Greig Fraser.
Alcune inquadrature, in particolare, sono visivamente molto belle, come quella in cui il Pinguino (un Colin Farrell imbruttito, per cui i make-up artist hanno svolto un lavoro eccellente), ribaltatosi con la macchina, osserva Batman avanzare tra le fiamme verso di lui, o l’immagine della luna con il simbolo del pipistrello nella sequenza iniziale.
Le uniche pecche che ci sentiamo di segnalare sono a livello di intreccio in due punti precisi del film: una scena con Selina nel nightclub, dove un procuratore si mette a parlare della sua talpa letteralmente alla prima che ha incontrato, e un’altra in cui i poliziotti, di fronte ad un Batman privo di sensi, invece di togliergli subito la maschera, si guardano l’un l’altro per lunghi minuti, decidendosi a farlo proprio mentre l’uomo sta riprendendo conoscenza.
La non presenza di Joker, invece, nonostante alcune critiche, nulla toglie a questo cinecomic d’autore in grado di piacere anche alle masse.
D’altronde la perfezione non è di questo mondo, tanto meno di Gotham city!