Può un adolescente insicuro e sessualmente represso dare consulenze in campo sessuale?
Apparentemente sì, almeno se si chiama Otis Milburn ed ha una madre terapeuta.
Otis (Asa Butterfield) sa tutto in fatto di sesso – anche se non ha messo in pratica niente – grazie alla madre Jean (l’attrice Gillian Anderson di X-Files), celebre sessuologa.
Per questo viene coinvolto dalla compagna di scuola Maeve, ragazza ribelle dalla famiglia disastrata, che lo convince ad avviare insieme a lei un consultorio sessuale improvvisato all’interno del loro liceo.
L’impresa, nata con la benedizione dell’esuberante miglior amico di Otis, Eric, si trasformerà presto in qualcosa di ben più importante che un semplice mezzo per arrotondare la paghetta.
Una serie senza tabù
La serie, pur trattando di adolescenti, si distingue all’interno del panorama dei teen drama attuali per il suo umorismo di chiaro stampo british e l’alto valore educativo dei suoi episodi.
E potete star sicuri che il termine educativo in Sex Education non fa rima con moralista o moralizzatore.
Omosessualità, bisessualità, aborto, bullismo, revenge porn, asessualità, ma anche sesso anale, masturbazione, dirty talk, cat calling, molestie sono tutti argomenti affrontati nel corso delle due stagioni finora realizzate (la terza è in arrivo nel 2021).
Una serie senza tabù, che non sfocia mai nel volgare o nel nudo fine a se stesso, nonostante il sesso sia il tema portante, e che tende a “normalizzare” atteggiamenti e comportamenti naturali ingiustamente stigmatizzati.
Non c’è niente di male nell’essere diversi
Ma c’è di più: i ragazzi di Sex Education non rispettano i classici topoi del genere: il secchione, la cheerleader, il bello del liceo ecc.
In Sex Education trovi il primo della classe che è anche bodybuilder, l’atleta che soffre di attacchi di panico e lascia la palestra per dedicarsi al musical della scuola, la “pink lady” che si rifugia nel bagno a fumare con una degli outsider, di nascosto dalla cricca.
Gli stereotipi dei teen drama americani sono volutamente stravolti, mostrando personaggi più vicini a quella che è la complessità del reale.
Lo stesso protagonista Otis, che dovrebbe incarnare il bravo ragazzo timido e imbranato, spesso si comporta da vero egoista, ferendo le persone che gli stanno più vicino; per non parlare del fatto che guadagna soldi con un’attività che, per quanto animata dalle migliori intenzioni, è formalmente illegale.
In Sex Education, però, non si cade neanche nell’estremo opposto del mostrare adolescenti tutti – forzatamente – disfunzionali e problematici, come è accaduto in altre produzioni di successo quali Euphoria e Skins.
I protagonisti di questa serie sono variopinti come i loro costumi, con tutti i pregi, i difetti e le piccole “stranezze” che li rendono unici.
Una serie LGBTQ+ friendly
Essendo una serie che ha nel sesso il suo tema principale, si parla molto, nel corso degli episodi, dell’orientamento sessuale dei suoi personaggi.
Oltre la – limitativa – dicotomia gay/straight, Sex Education mostra e racconta personaggi etero, omo, bisessuali e persino asessuali con assoluta naturalezza.
Da Eric che, svestiti i panni dello studente liceale, si trasforma in una favolosa drag queen a Florence, personaggio minore che non prova desiderio nei confronti di nessuno, donne o uomini che siano, ad Ola, che nonostante le iniziali difficoltà, abbraccia con convinzione la sua bisessualità.
Si tratta di tematiche importanti che, specie se dirette ad un pubblico teen, possono aiutare i ragazzi a sentirsi accettati e a non reprimere la propria individualità.
Ragazzi adolescenti, ma anche genitori ed insegnanti
Anche se forse la parte più originale – e di valore – di questa serie tv made in U.K. è il fatto che ad essere analizzati non sono soltanto i crucci sessuali e relazionali dei più giovani, ma anche quelli degli adulti, a volte quasi più confusi e in difficoltà degli adolescenti stessi!
Esilarante, a tal proposito, l’episodio in cui l’imbranato professor Hendricks, non sapendo a chi altro rivolgersi, chiede ad Otis una consulenza per alcuni problemi sotto le coperte.
I genitori in Sex Education sono spesso presenze ingombranti all’interno della vita dei loro figli, sia in positivo che in negativo, basti pensare all’intenso rapporto di Otis con sua madre Jean, alla tossicodipendenza della mamma di Maeve o a quanto Adam Groff sia influenzato dall’inflessibile padre (che è anche preside della scuola).
Il personaggio di Jean, in particolare, ha una sua storyline approfondita e complessa quasi quanto quella del figlio.
Jean Milburn incarna quel tipo di genitore dalla mentalità aperta che finisce irrimediabilmente per mettere a disagio i propri figli.
Ma, nonostante i numerosi errori che commette con Otis, è impossibile non volere bene a questa donna elegante e divertente, gelosa della propria indipendenza, che è riuscita a crescere un bambino da sola senza rinunciare alla carriera.
D’altronde in Sex Education non esistono genitori o famiglie perfette e, anche quelle che sembrano quasi tali (vedi lo sportivo Jackson e le sue due mamme o l’affettuosa famiglia di Eric), nascondono diversi problemi sotto la superficie.
Ognuno di loro, però, cerca di fare il proprio meglio, alle prese con un’età difficile come quella dell’adolescenza.
Un po’ Gen-Z, un po’ Millenial, con un tocco di stile anni ’80
Difficile dire a chi la serie sia indirizzata, sebbene infatti i ragazzi rappresentati dovrebbero essere quelli dell’attuale Gen-Z, tutti gli interpreti sono ventenni e quindi appartenenti alla generazione prima, quella dei Millenial.
Non solo, nonostante smartphone e app di instant messaging come Whatsapp siano presenti, non si riscontra quell’uso pervasivo dei social e della tecnologia che, in genere, si fa oggigiorno.
Impossibile, poi, non notare i numerosi riferimenti anni ’80 a partire dalla colonna sonora, per passare agli outfit, spesso sopra le righe, dei giovani protagonisti.
L’ambientazione ricorda molto i college americani dei film di John Hughes, esponente di spicco delle rom-com adolescenziali degli anni ’80.
L’omaggio al regista è palese nella 02×07, quando le ragazze protagoniste della serie vengono messe in punizione tutte insieme e, inaspettatamente, finiscono col legare tra di loro, pur essendo molto diverse.
Vi ricorda, forse, qualcosa? Stiamo parlando del film più famoso di Hughes, l’iconico Breakfast Club del 1985 (se non l’avete visto, potete recuperarlo su Netflix).
Un bel cocktail intergenerazionale che rende la serie godibile ad un pubblico vasto, sia per gusti che per età.
E voi? Avete guardato Sex Education? Cosa vi è piaciuto di più di questa – coloratissima – produzione Netflix? Fatecelo sapere nei commenti!