Tales from the Loop è una serie fantascientifica del 2020 targata Amazon Prime ed ispirata all’omonimo libro di arte narrativa del grafico svedese Simon Stålenhag.
Passata per lo più sotto silenzio nel nostro paese, è in realtà un prodotto seriale molto interessante e, per certi versi, unico nel suo genere.
Spicca nel cast Jonathan Pryce, attore britannico che ha acquisito una rinnovata popolarità grazie al ruolo dell’Alto Passero ne Il Trono di Spade e a quello di Papa Francesco nel film Netflix I due Papi.
Tra i registi possiamo, inoltre, annoverare Jodie Foster, che ha diretto il primo episodio di questa singolare antologia.
Di un’antologia, infatti, si tratta e non di un vero e proprio racconto seriale, essendo ciascuno degli otto episodi autoconclusivo e legato agli altri per la presenza del “Loop”, strana struttura costruita nel sottosuolo in grado di sfidare le leggi della fisica.
La storia o meglio le storie dal Loop
I racconti del Loop sono ambientati in una cittadina non meglio precisata, sebbene abbia tutta l’aria di essere in territorio nord-americano, in un tempo indefinito.
Nonostante i numerosi riferimenti visuali agli anni ’50-’60, infatti, la presenza di apparecchiature futuristiche e l’assenza di riferimenti temporali certi ci impediscono di dire con sicurezza in che anno ci troviamo.
Fatto sta che in questa cittadina, seguendo un’ormai collaudata tradizione che parte da Twin Peaks per arrivare alle recenti Stranger Things e Dark, neanche a dirlo, accadono cose strane.
Strani fenomeni che sembrano sfidare ogni legge della fisica conosciuta e che sono tutti, in un modo o nell’altro, collegati al Loop, una misteriosa base scientifica costruita nel sottosuolo della città e diretta dall’anziano Russ Willard (Jonathan Pryce).
Ogni episodio narra le vicende di uno dei componenti della famiglia Willard o di qualche altro cittadino coinvolto in eventi singolari che irrompono nella sua quotidianità.
«Cosa fai al Loop tutto il giorno, nonno?» chiede il piccolo Cole a Russ in uno degli episodi;
«Rendo possibili le cose impossibili» risponde enigmaticamente il vecchio al curioso nipote.
Temi principali di Tales from the Loop
Questa antologia, nel senso letterario del termine greco ἀνϑολογία, “raccolta di fiori” è una raccolta di piccoli racconti d’autore (ogni episodio ha un regista diverso, sebbene lo sceneggiatore sia lo stesso, Nathaniel Halpern) che hanno come tema portante l’impotenza dell’uomo nei confronti dell’universo e lo scorrere del tempo.
Uno scorrere inesorabile, ma allo stesso tempo ripetitivo, come in un loop; un infinito ciclo di nascita-crescita-riproduzione-morte, che accomuna tutti gli esseri viventi in un unico destino.
L’eterno ritorno dell’uguale, come diceva Friedrich Nietzsche il secolo scorso.
È un po’ come se risuonasse sempre la stessa, malinconica canzone proveniente da un vecchio lp con un’unica traccia.
Viaggi temporali, tempo che si ferma, che scorre veloce o più lento, il tempo del ricordo…tutto in Loop ruota intorno a questa dimensione inafferrabile e fondamentale dell’agire umano.
Strettamente collegato al tema del tempo quello dell’impotenza dell’uomo nei confronti dell’universo, che contiene forze sconosciute e molto più potenti di noi.
Anche in presenza di strumenti in grado di compiere imprese straordinarie, i personaggi non riescono a controllarli, o, perlomeno, non sono capaci di prevedere gli esiti del loro utilizzo, finendo per esserne dominati.
In ciò si intuisce anche un certo pessimismo degli autori nei confronti della tecnologia, dell’uso inconsapevole che spesso se ne fa e della vacua pretesa degli esseri umani di poter controllare la natura con i loro strumenti.
Una natura grandiosa, quella di Tales from the Loop, contaminata da strutture ed utensili affascinanti, ripresi da un immaginario di stampo futurista, coerentemente con l’opera di Stålenhag, che ha ispirato la serie.
Una corrente, quella futurista, caratterizzata da grande ottimismo nei confronti della tecnologia e del progresso, atteggiamento messo fortemente in discussione in questa serie.
La potenza delle musiche e della fotografia
La natura ritratta in Tales from the Loop ha dimensioni monumentali, rispetto alle quali l’uomo appare piccolo e indifeso, grazie all’utilizzo di campi lunghi o lunghissimi.
Anche le strutture tecnologiche sono spesso mastodontiche, torreggiano su campi di grano e strade isolate, in tutta la loro imponenza.
Nello sviluppo delle scenografie è stato fondamentale l’apporto dei disegni di Stålenhag, con le sue rappresentazioni del paesaggio svedese unite ad elementi retrofuturisti.
La fotografia è forse l’elemento che spicca di più dell’intera serie, in qualunque punto si fermi l’immagine, infatti, essa appare geometricamente perfetta, come in un quadro di Edward Hopper.
La dimensione onirica e quasi sospesa dei quadri del pittore della periferia americana riflette bene l’atmosfera di solitudine trasognata che si respira in Tales from the Loop, sia nel libro che nella serie.
Atmosfera accresciuta dai tempi lenti delle scene e dalla suggestiva colonna sonora firmata Philip Glass, compositore tra i capifila del minimalismo musicale.
Oltre il modello di serialità
La narrazione lenta, le scene spesso descritte con minuzia di particolari, la musica malinconica e la pregnanza di significati rendono Loop una serie poco adatta al binge-watching tipico delle piattaforme di streaming.
Gli otto episodi vanno assaporati uno alla volta, magari a fine giornata, senza fretta di andare a quello successivo.
Il fatto che si tratti di storie autoconclusive certamente aiuta in questo senso, oltre a ribaltare la tendenza – ormai fatta propria anche dai film – alla frammentazione di un unico arco narrativo.
Se quello che volete è azione, Loop non è la serie che fa per voi; così come non è la scelta migliore per chi cerca un prodotto di pura evasione.
Si tratta di una serie che alla frenesia del quotidiano sostituisce la contemplazione, al chiasso il silenzio, alla sicurezza ostentata di molti emozioni primarie come paura e stupore, portando lo spettatore a riflettere sulla sua condizione di essere umano.
Una serie in grado di toccare argomenti e corde profonde con la stessa innocenza del piccolo Cole, in grado di farsi ricordare nonostante la sua breve durata, il tempo di un battito di ciglia.