La strana amicizia del gatto Zorba e della gabbianella Fortunata nel poetico film firmato Enzo D’Alò, tratto dall’indimenticabile fiaba – per adulti e bambini – di Luis Sepúlveda
Non sono tipo da memoriali, chi mi conosce lo sa. Solitamente non mi piace scrivere di personaggi famosi che ci hanno appena lasciato, lo trovo ipocrita e lacrimevole.
Ma in questo caso è diverso anche se, detto sinceramente, non sarei la persona più adatta a scrivere di Sepúlveda, avendo letto un suo solo libro.
Eppure ne voglio parlare e, più precisamente, visto che Film e Dintorni è un blog di cinema, desidero parlare de La Gabbianella e il Gatto, film tratto da uno dei suoi romanzi più celebri.
Un piccolo gioiello d’animazione tutto italiano, caso sporadico in un paese come il nostro che non investe molto in questo tipo di produzioni e dove l’industria dell’animazione non è mai veramente decollata.
Il film risale al 1998 ed è diretto da Enzo D’Alò autore, fra gli altri, del remake di Pinocchio del 2012 e di Momo alla conquista del tempo, parabola anticonsumista poetica e trasognata.
Prima di morire a causa di un versamento di petrolio, giovane gabbiana affida il suo uovo al gatto Zorba, facendosi promettere di proteggere e insegnare a volare al nascituro.
Nel frattempo Zorba e gli altri gatti del porto Colonnello, Segretario, Diderot e Pallino sono impegnati in una guerra contro i perfidi Topi, che rubano tutto il cibo che riescono a prendere e sono intenzionati ad uscire dalle fogne per conquistare la città.
Un racconto per bambini da rileggere da adulti
Come molte fiabe o, perlomeno, come tutte le fiabe degne di tale nome, La Gabbianella e il Gatto è un racconto per bambini che andrebbe riletto – o rivisto nel nostro caso – anche da adulti.
Questo perché favole e fiabe, con la loro leggerezza trasognata, si fanno portatrici di valori positivi e messaggi universali.
La storia di Sepúlveda è una fiaba contemporanea ambientata in una città europea – Amburgo – dove l’incontro fra “diversi” è quello tra una gabbianella e un gatto ma potrebbe essere benissimo quello tra un tedesco e un bambino migrante (la mamma della gabbianella , Kengah, ha un bellissimo nome dal suono africano).
Zorba e i suoi amici crescono la pulcina – che viene battezzata con il nome di Fortunata – come se fosse una di loro ma senza nasconderle la verità riguardo le proprie origini e lasciandola libera di “volare” per la sua strada una volta adulta, un un inno alla generosità disinteressata e alla solidarietà.
I Topi, d’altro canto, sono esseri grigi e spietati che si muovono nei bassifondi della città ed hanno l’avidità come unico padrone.
Gang di quartiere? Politici senza scrupoli? Criminalità organizzata? Tante le interpretazioni che possiamo dare a questi ratti dagli occhi rossi e dagli sguardi famelici e per niente rassicuranti.
La morale ecologica
Lo scrittore Luis Sepúlveda durante i suoi innumerevoli viaggi entrò in contatto con l’organizzazione Green Peace e lavorò su una delle loro navi dal 1982 al 1987.
Di questo periodo è probabilmente frutto Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa, suo ultimo racconto pubblicato, in cui un “magnifico capodoglio color della luna” trasmette a grandi e piccini l’importanza del rispetto e dell’amore per sé e per l’ambiente.
Anche La Gabbianella e il Gatto, comunque, non è scevro di riferimenti e valori di tipo ecologico.
La povera gabbiana Kengah mentre si tuffa per pescare il cibo rimane, infatti, intrappolata in una chiazza di petrolio, che finirà per ucciderla.
La petroliera da cui è fuoriuscito il “terribile liquido nero degli uomini” ci viene mostrata nel film grossa, imponente quasi “mostruosa”, in netto contrasto con il volo, quasi paradisiaco, dei gabbiani nel cielo azzurro.
«Una bellissima fiaba fatta per diventare un cult per quanti – adulti o bambini – adorano gli animali e vorrebbero salvare il mondo dalle malefatte degli uomini.»
La Gabbianella e il Gatto: voci e musiche
Il brano principale della colonna sonora, So volare, è stato scritto e interpretato da Ivana Spagna e lanciato come singolo nelle radio in concomitanza con l’uscita del film.
Ivana Spagna canta anche Canto di Kengah. Altri brani della colonna sonora sono Non sono un gatto di Leda Battisti che è anche doppiatrice di Fortunata adolescente, Siamo gatti di Samuele Bersani, Duro lavoro e Noi siamo i topi di Gaetano Curreri, leader degli Stadio, e di Antonio Albanese.
Il grande Carlo Verdone presta la sua voce al gatto Zorba mentre il già citato Antonio Albanese è il capo dei topi.
Infine non tutti sanno che il personaggio del Poeta, ruolo piccolo ma assai affascinante all’interno del film e del romanzo e chiaro doppio dello scrittore, è interpretato da Luis Sepúlveda stesso che con la sua voce calda e suadente ci trasporta per mari e per cieli sulle ali della fantasia (ma di questo dobbiamo anche ringraziare i bellissimi disegni).