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C’era una volta a… Hollywood: gli anni ’60 secondo Quentin Tarantino

Una lettera d’amore di Quentin Tarantino al cinema dell’Epoca D’Oro di Hollywood in quello che, a detta del regista, potrebbe essere il suo ultimo film

(SPOILER ALERT!)

Il fatto che Tarantino sia un fan dei film e degli show televisivi degli anni ’50 e ’60 è una cosa nota e in questo film ci sono molti dettagli che lo sottolineano, dallo stile di auto e vestiti alle canzoni fino all’architettura dei ristoranti di Los Angeles.

La storia è ambientata nella Hollywood del 1969 e segue le vicende di Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), Cliff Booth (Brad Pitt) e Sharon Tate (Margot Robbie) dai momenti quotidiani della loro vita di attori, o controfigura nel caso di Cliff, fino alla notte del tragico massacro di Cielo Drive, il famoso eccidio perpetrato dai membri della “famiglia” Manson nell’agosto del 1969.

A differenza di Sharon Tate e altri ben noti attori che ritroviamo durante le varie scene, tra cui Bruce Lee (Mike Moh) e Steve McQueen (Damian Lewis), l’attore interpretato da DiCaprio e la sua controfigura e miglior amico interpretato da Pitt sono una creazione originale di Tarantino ispirata a vari personaggi dell’epoca.

Rick Dalton è un attore in declino dopo una carriera come star di alcuni film e di una popolare serie tv western. Al momento accetta qualsiasi ruolo, ad esempio come cattivo in uno show per un solo episodio e sta anche considerando la possibilità di trasferirsi a lavorare in Italia.

Cliff Booth è una controfigura con molta esperienza e lavora con Rick da tanto tempo ma con il declino dell’attore i suoi compiti sono cambiati. Essenzialmente quello che fa è guidare la macchina di Rick, mettergli a posto la casa e accompagnarlo nelle sue bevute per offrirgli ascolto e consiglio, da amico. Come viene descritto in una scena: “più di un fratello, meno di una moglie”.

L’amicizia dei due uomini è uno dei punti centrali della storia. Tra i due c’è una relazione paritaria anche se Cliff lavora per Rick, perché entrambi accettano le loro differenze, sociali, economiche e personali, senza alcuna lamentela.

Tra i vicini di Rick c’è Sharon Tate che abita con il marito Roman Polanski. Le vita della famosa attrice è spensierata e innocente. Lei è la stella del momento e nella maggior parte delle scene la vediamo godersi la sua vita e la sua fama con una certa ingenuità.

Tutto ciò la rende unica rispetto a tutti gli altri personaggi femminili, molto più realistici e maturi. Basti pensare alle seguaci di Charles Manson che vivono allo Spahn Ranch, tra cui un’autostoppista, interpretata da Margaret Qualley, a cui Cliff dà un passaggio.

Andando avanti nella trama si arriva al momento dei tragici eventi dell’eccidio di Cielo Drive. Ed è qui che La “fiaba” di Tarantino si prende la sua vendetta sulla realtà.

Non tutti forse sanno che, nella notte tra l’otto ed il nove agosto 1969, Charles Manson aveva ordinato a quattro membri della sua “famiglia” di uccidere chiunque si trovasse in casa di Terry Melcher, un produttore discografico che aveva rifiutato di mettere sotto contratto Manson alcuni anni prima.

Quello che successe è che il gruppo fece irruzione in casa di Sharon Tate al 10050 di Cielo Drive uccidendo tutti i presenti, inclusa la stessa Tate che era in cinta di quasi nove mesi. I quattro assassini, insieme a Charles Manson, sono stati successivamente arrestati e condannati alla pena di morte, in seguito ridotta a ergastolo.

Le scene finali del film deviano completamente da questa tragica realtà. Gli eventi a cui assistiamo vedono i quattro assassini mandati da Manson appostati vicino casa di Rick Dalton. L’attore li scaccia e inizialmente sembra che il gruppo vada via senza creare problemi, ma decidono di tornare per ucciderlo.

In quel momento si ritrovano davanti Cliff che li affronta insieme al suo cane e ne uccide tre senza molti problemi (in quel momento è anche sotto acidi) mentre l’ultimo membro della banda sfonda una finestra che dava sulla piscina dove si trovava Rick, il quale decide di ritirarsi nel capanno vicino per poi tornare con un lanciafiamme, una replica usata in un film sulla Seconda Guerra Mondiale, dando fuoco alla ragazza.

Dopo poco arrivano polizia e ambulanza e Cliff, anche se ferito e sotto shock, viene scortato all’ospedale. Rick si ritrova da solo a valutare la situazione e Sharon Tate, venuta a sapere coi suoi invitati della disavventura accaduta al vicino, invita Dalton a casa sua.

A questo punto la telecamera si allontana, il titolo “C’era una volta… a Hollywood” appare sullo schermo e si passa ai titoli di coda. Come ogni fiaba che si rispetti c’è un happy ending. Il finale è sorprendente e appagante proprio perché il pubblico si aspetta la morte di Sharon Tate mentre le aspettative vengono sovvertite.

C’era una Volta a Hollywood è incentrato molto più sull’industria del cinema che sugli omicidi di Charles Manson. Ed è per questo che Tarantino ha cancellato dalla sua opera gli eventi di quella notte, oltre che per una sorta di “vendetta” sulla storia.

Pietro Trombetta
Pietro Trombetta
Amate film/serie/videogiochi/fumetti/libri... insomma le storie di qualsiasi tipo? Allora andiamo d'accordo amici miei! La mia esperienza nel campo viene semplicemente dall'aver passato anni a seguire ogni storia che mi appassionava. Spero che i miei articoli sappiano attirare la vostra attenzione e vi spingano a pensare a tutto il lavoro dietro ogni singola serie o film. E ricordate sempre: «Non permettete a un vogon, per nessuna ragione al mondo, di leggervi le sue poesie».

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