Martin Eden è un film uscito nel 2019, diretto da Pietro Marcello e interpretato da Luca Marinelli. La pellicola ha ottenuto la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile. Ispirato all’omonimo romanzo di Jack London, e fedele ad esso in molte sfaccettature, ci offre un pittoresco scenario della Napoli novecentesca.
È proprio questa città che regala a Martin Eden un’instancabile colorazione diversificata e per niente ridondante; alcune scene della narrazione, poi, che potrebbero condurre uno spettatore poco attento alla confusione, vengono così implicitamente spiegate.
Le scene si alternano continuamente con immagini di una Napoli tra il biennio rosso e gli anni settanta ed illustrazioni tratte dai racconti di London.
A queste ultime il direttore della fotografia, Alessandro Abate, regala una colorazione blu, che si accosta perfettamente alle sequenze e che emana un senso di tristezza e malinconia.
Viene, quindi, mostrata la Napoli che lo stesso protagonista, Martin Eden, ha vissuto sulla propria pelle; una Napoli malandrina, mariuola e contraddittoria, una Napoli divisa tra miseria e nobiltà, tra il gioco dei bambini e la povertà. Una Napoli che, nonostante le sue innumerevoli difficoltà, accoglie ben volentieri il visitatore e sarà sempre lieta di “offrirgli da bere”.
! Attenzione Spoiler! N.d.R.;
È necessario ora svelare alcuni eventi della trama, ma nonostante ciò, la visione sarà comunque piena di sorprese e colpi di scena! In fondo chi è che non sa anticipatamente che Dante arriverà in paradiso, o che sulla porta galleggiante del Titanic c’era sicuramente spazio anche per il povero Jack?!
Ma chi è davvero Martin Eden?
Il protagonista sarà, per la prima parte del film, un semplice marinaio e solo nella seconda parte diventerà uno scrittore autodidatta. Durante questa “trasformazione” incontrerà moltissimi personaggi significativi, la maggior parte dei quali sono da lui mal sopportati. In effetti solamente alcuni, tra questi incontri od episodi, rappresenteranno una vera svolta per la sua vita.
Tali momenti cruciali saranno accompagnati dalla lettura e dallo studio di determinati autori.
Il primo di questi incontri è quello con la giovane Elena Orsini, da cui Martin viene immediatamente colpito, insomma…un vero e proprio colpo di fulmine! Galeotto di questo amore è il poeta francese Charles Baudelaire. Da questo momento in poi, Martin Eden, rimane affascinato e folgorato dal quell’ambiente aristocratico e borghese, tipico dell’Europa interbellica, intriso di una democrazia liberale destinata però a scomparire davanti alla foga dei partiti di massa del biennio rosso e del fascismo.
Martin vuole a tutti i costi essere come loro, pensare come loro ed è disposto a tutto pur di colmare la distanza imposta dalla classe sociale. Spinto dall’amore per Elena, il protagonista decide, quindi, di lasciarsi trasportare e rapire a pieno da quell’illusione della democrazia e della meritocrazia. Inizia, quindi, come autodidatta, a leggere, studiare, scrivere piccole poesie o meglio, dei “giochi di parole” – come amabilmente li definisce lui stesso – che spedirà quotidianamente alla stessa Elena. La giovane donna sembra da subito apprezzare le poesie da lui scritte, pur non riuscendo a comprenderle davvero, poiché, come si dirà più avanti, “è il sazio che non crede al digiuno”.
Ma perché Martin vuole fare parte di una classe che non gli appartiene? Semplicemente perché Elena, che racchiude in sé quella vita a cui Martin tanto aspira, è anche il simbolo di un’emancipazione, da una vita che in realtà non ha mai avuto il piacere di vivere…una vita fatta non di lavori occasionali o di espedienti, ma di stabilità e di sicurezza.
Il secondo incontro fatale avviene invece durante un ricevimento a casa Orsini. È proprio qui che Martin vivrà un terribile episodio di maltrattamento da parte della gioventù nobiliare, amici stretti di Elena e di tutta la nota famiglia.
Nonostante lo spiacevole episodio, Martin incontra l’anziano Russ Brissenden, un mecenate e poeta, il quale diverrà un grande amico del giovane e in cui Martin ritroverà una figura paterna.
In una scena i due si intrattengono in una conversazione alquanto bizzarra sull’amore: “la chiave della prigione della vita”. Questo periodo è segnato dalla lettura approfondita di Herbert Spencer, il quale aggiungerà alla visione individualista e nichilista (e forse un po’ decadentista) di Martin una giustificazione giusnaturalista.
Questa concezione, in un periodo come quello interbellico, dove imperversava il partito di massa e la liberal democrazia, era certamente controcorrente.
La terza fase della vita di Martin viene scandita dal suicidio dell’amico Briss ed è proprio ora che l’ex marinaio, sempre più individualista, si converte totalmente al decadentismo e cessa, quindi, di esistere.
Questa svolta è dovuta anche alla perdita dell’amore di Elena, ovvero di quella chiave che gli permetteva di trasformare qualsiasi prigione in una vera e propria casa. Martin si rinchiude ora nella propria prigione, perdendo ogni tipo d’interesse per la vita, che viene infatti vissuta con lo stile un Baudelaire, cercando paradossalmente, con comportamenti sregolati e irrazionali, emozioni sempre più forti e totalmente devianti.
L’individuo Martin Eden
La storia di Martin è una storia di crescita personale; di emancipazione attraverso la cultura, attraverso l’amore stesso per il sapere, attraverso la filosofia.
Martin Eden diventa uno scrittore grazie al solo impegno personale, egli fa di tutto per avanzare e per scalare socialmente, così da colmare il vuoto che lo separa dalla sua amata da Elena.
Questa scalata sociale gli permette di emanciparsi dal lavoro usurante che non gli ha consentito in giovane età di proseguire gli studi e di poter conoscere il mondo.
Non c’è da stupirsi, infatti, che Martin sia un individualista, del resto è cresciuto ed è “cambiato” solamente grazie alle sue proprie forze e alle sue risorse personali; completamente da solo ha, quindi, affrontato le fredde pagine dei libri, mecenate della sua stessa cultura.
Per comprendere meglio il paragrafo successivo bisogna spiegare in maniera preliminare cosa sia esattamente l’individualismo. Si tratta di una posizione prettamente morale, e non solo, che sottolinea il valore dell’individuo; lo si può ritrovare, inoltre, anche in ambito estetico, a partire dall’epoca tardo antica. Il significato che attribuiamo oggi a tale termine si è sviluppato in maniera più precisa solamente tra la fine del settecento e l’inizio dell’ottocento.
Gli individualisti pongono l’individuo come punto centrale di focalizzazione, egli è quindi di importanza primaria per la lotta alla libertà, lotta che lo stesso Martin Eden combatte ogni giorno.
L’individualismo di Martin è, però, influenzato dal darwinismo sociale, anche detto spencerismo sociale, che gli regala, attraverso la legge dell’evoluzione e la lotta per la sopravvivenza, una giustificazione naturale.
Nello spencerismo si trova, infatti, un connubio tra l’evoluzionismo darwiniano e l’organicistica visione sociale del positivismo. Lo spencerismo affonda, pertanto, le proprie radici nel pensiero di Thomas Hobbes, il quale descrive uno stato di natura in cui l’essere umano lotta incessantemente per la sua sopravvivenza.
Il personaggio di Martin Eden racchiude al suo interno tutte le correnti appena citate, con l’aggiunta di un decadentismo bohémienne. Martin si scaglia, infatti, sia contro la società aristocratica, borghese e medio borghese che contro un popolo ubriacato dalla favola della democrazia liberale e dalle promesse dei partiti di massa, come quelli comunisti, socialisti e fascisti.
Inizialmente egli, sebbene disilluso, riesce a sopportare tutto questo fino a quando ha con sé l’amore della giovane Elena; la quale, però, pian piano si lascia ammaliare dalle prospettive della sua classe sociale e lo abbandona.
In conclusione, Martin Eden è un vero e proprio individualista, che così come Spencer, si schiera rabbiosamente contro la politica liberale e quella antiliberale, contro i capitalisti cinici, i finti antisocialisti e i socialisti.
Tale foga termina solo quando lo scrittore realizza che la sua letteratura non lo ha affatto liberato, bensì lo ha imprigionato ancora di più in una vita che, forse, senza conoscere Elena, non avrebbe mai desiderato.
Fino a che il nostro marinaio si ricongiunge con il mare, quella che dopo tutto è ed è sempre stata la sua vera casa.