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Frozen – Quando il Marketing Vince sulla Qualità

Sin da pochi giorni dalla sua uscita, Frozen sembrava essere destinato a diventare un colossal del genere fiabesco. Tutti erano entuasti del nuovo prodotto Disney che raccontava le vicende di un regno ghiacciato e consacrava Elsa e Anna tra le principesse più amate e storiche della Disney.

Più una cosa ha successo, più ne sento parlare bene tra i miei amici e i miei conoscenti, e più mi mette curiosità. Finii inevitabilmente per vederlo anche io.

Una persona del cui giudizio mi fido, una volta disse questa frase: “C’è un motivo per cui tutti si ricordano Frozen per le canzoni”, intendendo con questo che null’altro di questo film se non la colonna sonora meritava di essere salvata.

E’ da qui che ho iniziato a pensare, poiché Frozen non era piaciuto neanche a me, nonostante fosse un fenomeno mediatico ormai planetario.

Cosa c’è di sbagliato in Frozen e se c’è davvero qualcosa di sbagliato, perché la maggior parte della gente lo adora?

Le riflessioni in merito, su ciò che ci sia di meritevole o di evitabile in questo film, proverò a spiegarvele nei prossimi paragrafi. Per comprenderli meglio però bisognerebbe aver visto il film, anche e soprattutto perché vi saranno degli spoiler.

Perciò se avete intenzione di vedere questo film, ci vediamo in un’altra recensione!

Quello che funziona

Partiamo con le note positive, perché come detto precedentemente, Frozen è un prodotto che ha trovato il gradimento di foltissime masse in tutto il mondo e se ciò è avvenuto non può essere certo stato frutto del caso o di una eccellente sponsorizzazione.

E dunque il primo elemento che mi risalta agli occhi è Olaf.

La Disney ci ha sempre dimostrato che l’avere una mascotte carina – ed è unicamente questo, a mio parere, che giustifica la presenza del pupazzetto di neve all’interno del film – è una caratteristica che funziona.

È la stereotipata spalla comica che in ogni singolo film il colosso cinematografico americano ci ripropone, che come requisito principe deve avere quello di apparire più coccolosa e dolce possibile così da far affezionare i più piccoli ma anche gli adolescenti che attraverso questo tipo di personaggi rivivono i fasti del loro essere stati bambini, e infine anche i genitori, che vedono nell’innocenza della mascotte un porto privo di pericoli per i propri pargoli.

E poi costruirci un impero di mechandise attorno.

La colonna sonora. Quella funziona. “Let it go”, canzone emblema, un testo potente accompagnato da una musica altrettanto potente.

Rivincita, fuga, controllo. Le sensazioni che lascia percepire rievocano sentimenti comuni ad ognuno di noi, anche e forse soprattutto quando si è piccoli.

Chiunque di noi vorrebbe avere il controllo per essere padrone del proprio destino, in ognuno di noi c’è un senso di rivincita contro ciò che ci opprime e infine tutti noi abbiamo bisogno di evadere e scappare via.

La musica e i testi delle canzoni sono l’elemento in più di qualsiasi show e se fatte bene posso elevare il prodotto. La Disney ci ha da sempre dimostrato, ad esempio con Coco o con Oceania, di essere un campione in quest’ambito. Chapeau anche stavolta.

Con questa canzone, inoltre, hai fomentato la propaganda, dando qualcosa da far cantare ai tantissimi appassionati in giro sul web. Frozen con Olaf e Let it go ha un simbolo e un inno, due armi vincenti per far sì che un qualcosa diventi virale e resti impresso nella memoria collettiva.

Due protagoniste alternative. In questo film a dispetto degli altri del genere sono figure femminili ad interpretare i ruoli fin’ora riservati al sesso opposto.

E’ una ragazza che si mobilita per salvare una principessa, anche se questa volta da se stessa, e lo fa per un alto livello morale: non perché voglia sposarla e costruire con lei una famiglia, ma perché sono sorelle e dunque una famiglia lo sono già.

Su questo non ho davvero nulla da controbattere in merito e forse nel mio lungo sproloquio sulle critiche mascherate da punti a favore stavolta sono stato davvero sincero.

A mio parere è il metodo giusto per portare un po’ “d’acqua al mulino del femminismo” senza cadere nel patetico o nell’ostentato. Elsa e Anna sono due donne forti, ma questo lo scoprono piano piano, partendo da una base di fragilità e costruendo via via una loro convinzione che le rende davvero il simbolo di donna forte e indipendente.

All’inizio del film Elsa ha un potere enorme ma non lo controlla e Anna senza la sorella non si sente in grado di farcela da sola. Due donne deboli. E il film come finisce? Con Elsa che non solo riesce ad avere la situazione in mano, ma che con i suoi poteri fa il bene del suo popolo, e Anna che DA SOLA  – perché diciamocelo, Kristoff e gli altri le sono stati solo un contorno vagamente utile – riesce a salvare la sorella, occupandosi di lei e invertendo una tendenza che durava da tutta la sua vita.

Quel che c’è di sbagliato

Buchi di trama. Tanti, troppi, eccessivi.

Che motivazione si da ai poteri di Elsa? Perché Olaf è stato creato? Perché i soldati arrivano al castello di ghiaccio di Elsa prima di Anna? Chi sono i troll e perché non c’è un po’ di background su di loro e il loro rapporto con Kristoff? Perché il cattivo si rivela essere tale quando sta per raggiungere il suo scopo e non avrebbe alcun motivo per farlo? Perché Olaf è stato creato? Lo so, avevo già messo questa domanda ma…sul serio perché Olaf è stato creato?

Alla luce di queste e altre più piccole considerazioni, mi viene da pensare che gli autori si siano limitati ad una trama di due righe: “Elsa scappa, Anna la insegue per riportarla a casa. Ah e coso, quello là, è cattivo e vuole prendersi il regno”.

Magari penserete che i pregi che ho elencato siano molto più numerosi di questo unico seppur immenso difetto, ma vi sbagliereste.

La trama e la coerenza logica della narrazione SONO la storia. Il resto è contorno e se mancano questi due elementi beh… è un qualcosa fatto male.

Persino il colpo di scena, che ammetto mi abbia sorpreso, in realtà mi sembra tirato un po’ a caso. Mi ha sorpreso è vero, ha sorpreso tutti perché nessuno se lo aspettava. Ma perché nessuno se lo aspettava?

Perché non è coerente con il personaggio.

“Jinx! Jinx again!” (Love is an open door).

Hans è stato presentato da subito con intenzioni pure nei riguardi Anna, sebbene certo la proposta di matrimonio fosse un po’ affrettata e a qualcuno potesse far nascere un sospetto. Anche se sappiamo tutti come vanno le cose nel mondo delle favole, no? A volte basta un solo bacio che ti risvegli da un sonno indotto da una mela avvelenata per giustificare un matrimonio.

Ma la cosa più assurda è che anche se avesse avuto intenzioni malvagie, perché rivelarle ad un passo dal raggiungerle? Bacia Anna, dai la colpa all’incantesimo se questo non lo scioglie, aspetta che la malcapitata deceda e tu, in quanto suo promesso sposo, avresti avuto il regno. Sbaglio?

Magari si, magari qualcosa mi è sfuggito, però penso sia innegabile che molto della coerenza narrativa sia stata lasciata al caso o a scelte davvero opinabili.

Conclusioni

Questo film non mi è piaciuto e la causa non è perché io sia ormai “grande” per dei cartoni.

Sono dell’idea che qualsiasi prodotto possa essere apprezzato a qualsiasi età, se fatto bene.

Di Frozen riconosco le grandi potenzialità, sia per l’idea che per i personaggi, che per la trama, ma riconosco altresì che queste potenzialità non sono state ben sfruttate.

Il perché? Direi troppa fretta, ma non sono sicuro che sia stato questo.

Allora forse il fatto che si siano concentrati maggiormente su alcuni elementi utili al marketing e agli incassi, trascurandone altri?

Ma soprattutto: Frozen verrà davvero ricordato solo e unicamente per le sue canzoni?

Valerio Cioccolini
Valerio Cioccolini
Vi piacciono le serie tv? Andremo d'accordo. Non vi piacciono? Beh...andremo d'accordo ugualmente.

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