Un “Allucan” gridato è l’incipit che troviamo nel film di debutto di Massimo Troisi: Ricomincio da tre, in linea con il modo di fare tipico napoletano, che manifesta così il tentativo del regista di rappresentare Napoli e i suoi abitanti nella loro interezza.
Coadiuvato nella sceneggiatura da Anna Pavignano e grazie alla produzione di Fulvio Lucisano, il regista sopra citato è riuscito a creare un folcloristico ritratto del cambio generazionale italiano nel pieno degli anni ottanta.
Gli Interpreti della commedia Ricomincio da tre
La chitarra di Pino Daniele accompagna lo spettatore durante la presentazione dei due protagonisti: Gaetano – interpretato da Massino Troisi – e Raffaele, l’insopportabile amico di Gaetano, – interpretato da Lello Arena, già allora membro del trio La Smorfia, a cui lo stesso Troisi appartiene – .
Gaetano, è un ragazzo timido e in eterno conflitto con se stesso, stanco della vita provinciale condotta con i due fratelli a casa dei suoi genitori; una vita scandita dalle solite uscite con gli amici e dai vaneggiamenti del padre – Lino Troisi – il quale è in costante attesa “d’o miracolo”.
Gaetano quindi, stanco, annoiato e deciso a intraprendere una vita diversa, sceglie di partire per Firenze, recandosi dalla zia – Marina Pagano – .
Proprio qui conoscerà Marta, – Fiorenza Marchegiani, scelta dallo stesso Troisi, che deve il suo successo nel cinema italiano proprio grazie a questo film – una giovane assistente sanitaria, una ragazza molto moderna e schietta, da cui Gaetano rimane subito colpito e che sarà ben presta corteggiata in modo goffo e ingenuo.
È proprio nel contesto fiorentino che ha inizio la commedia, con forte accento napoletano, in uno stile che ricalca quasi quello di “Totò e Peppino”.
Un esempio di ciò può essere visto in tutte le scene comiche in cui compaiono Troisi e Arena, i quali però non risultano mai banali e ripetitivi.
Troisi riesce quindi ad alternare dei veri e propri “teatrini comici” con la narrazione dei fatti e dei sentimenti vissuti da Gaetano. La narrazione presenta perciò un ritmo lineare e coerente con l’ambientazione e la scenografia.
Sergio D’offizi infatti, direttore della fotografia, ci regala all’inizio del film un’inquadratura della casa di Gaetano, vecchia e malmessa, così come sono le sue certezze, sostenute da impalcature di “fortuna”, che sono pronte a cadere.
“Emigrante? Nossignore, i’ voj’ viaggià!”
Arrivato a Firenze, il giovane Gaetano non si dovrà scontrare solo con la lotta generazionale ma anche con la storica e secolare questione meridionale.
Durante tutto il film, Gaetano si troverà più volte a dover rispondere sempre alla stessa domanda, riproposta quasi in loop come un vero e proprio mantra: “Emigrante?”.
A tale domanda, il protagonista risponderà all’inizio con un forte entusiasmo, affermando infatti che vuole viaggiare e conoscere, successivamente lo vedremo rispondere alla domanda con un secco e rassegnato: sì.
Tutti i personaggi che gli pongono tale questione sono delle persone adulte, appartenenti alla vecchia generazione, eccezion fatta di un unico personaggio: l’amante della zia di Gaetano.
Questo è uno dei pochi personaggi adulti che capovolge le parti, che vive una storia d’amore pur non essendo più giovane, eppure la vive come un vero e proprio adolescente; di nascosto da tutto e tutti.
Tutto ciò permette di rispondere, o meglio di controbattere, all’altra questione in risalto in Ricomincio da tre. Questione che si presenta, come quella precedente anch’essa a mo’ di mantra: “Voi giovani d’oggi, fate come volete…qualcosa non vi sta bene? partite e cambiate tutto…”.
Osservazione fatta dagli adulti con un significato di rimprovero ma allo stesso tempo lasciando trasparire anche un senso di invidia. Con queste parole gli adulti sono infatti consapevoli di non avere più tutta la vita davanti, non si sentono più in grado di poter cambiare le sorti del destino.
Due generazioni agli antipodi
Ricomincio da tre è ambientato nel periodo di passaggio tra una generazione di tradizioni, che ha fatto e ha vissuto la vera guerra, e l’altra che invece sta combattendo una battaglia interiore. Oscilla tra la volontà di essere moderni, rinunciando così a tutto quello che è passato e l’impossibilità di liberarsi dalle tradizioni.
I giovani moderni vedono il passato e le sue convenzioni come qualcosa di limitante, di soffocante, ma al tempo stesso ne hanno bisogno, percependo in questo il sapore di casa, del conforto.
Di tanto in tanto proprio la tradizione regala quel briciolo di speranza al fine di “risolvere tutti i problemi d’a vita mia”.
Tutto questo è descritto con un particolare punto di vista, un punto di vista ingenuo, tipico dei film di Troisi, il quale sembra essere quasi l’occhio di un bambino.
Ci troviamo infatti all’inizio degli anni ’80 – Ricomincio da tre è del 1981 -, dove per l’appunto tradizione e innovazione s’incontrano e scontrano e finiscono, quindi, per mescolarsi. Molte sono le scene in cui questo conflitto generazionale emerge, conflitto che può identificarsi con gli stessi conflitti interni di Gaetano.
Tutto ciò si presenta sin dall’inizio nel disagio di Gaetano e nella vita che fino ad ora aveva condotto. È lui stesso a svelarci tale disagio, quasi scherzosamente e da buon napoletano, raccontandoci l’unico sogno che lo tormenta da ventisei anni: a guerr’.
Ma non una guerra come tutte, una guerra dove Gaetano ne esce tutte le notti sconfitto poiché non riesce a sparare nemmeno un colpo. Ciò denota una sua passività nella vita quotidiana, cosa che lo stesso Gaetano non riesce più a sopportare, frustrazione paragonabile al vano colpo che non riesce mai a sparare.
Un Microcosmo di conflitti
I conflitti di Gaetano non albergano solo in lui ma in quasi tutti i personaggi di Ricomincio da tre, partendo dalla stessa zia, fino ad arrivare anche a Marta.
Come abbiamo già visto, la zia di Gaetano, stanca di attendere il marito, s’intrattiene in una relazione extraconiugale con un altro uomo e… chi non condividerebbe la sua scelta!?
Eppure, quando ci viene presentato il suo personaggio, la troviamo in compagnia di Frank, il quale è appunto “il predicatore”.
Inoltre lo sfogo della zia non è nei confronti del marito ma è verso il fratello, il quale l’ha sempre fatta vivere in una campana di vetro, facendo scappare infatti tutti i suoi fidanzati.
Non a caso, troviamo un altro lampante esempio nella critica di Gaetano rivolta verso il padre, che non si dà pace, e che ogni notte prega chiedendo un miracolo affinché la sua mano ricresca.
A modo suo, anche il nostro ingenuo protagonista è in cerca del suo miracolo: ottenere il potere di spostare gli oggetti con la sola forza del pensiero. È proprio questa speranza illusoria che lo accomuna al padre e che lo fa vivere in un perenne limbo tra tradizione e modernità.
Significative sono inoltre le scene in cui vedremo Gaetano passivo e quasi negazionista nei confronti dei suoi stessi sentimenti.
Agisce infatti come se nulla fosse, dicendo che non lo fa apposta a farsi vincere dalla tristezza e dal dolore ma ciò è causato dall’insegnamento di onore che è sempre stato dato ai maschi dalla tradizione.
Gaetano farà di tutto per giustificarsi agli occhi di Marta, mostrando la voglia di essere moderno. Sappiamo in realtà, grazie ad una scena precedente, che il protagonista sta vivendo una grande sofferenza, sentimento che rende esplicito attraverso dei suoni onomatopeici mentre vede il suo volto riflesso nello specchio.
Considerazioni finali su Ricomincio da tre
In conclusione, qualsiasi scelta Gaetano farà, la farà solamente per amore di Marta, facendola passare per modernità.
In questa maniera, riuscirà a mettersi alle spalle tutte le preoccupazioni e tristezze causate dall’insegnamento e della tradizione, fuoriuscendo finalmente dal grande limbo.
Proprio perché, come affermato da Cooper: “La comparsa dell’amore è sovvertitrice di ogni buon ordinamento sociale della nostra vita.”