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Scrubs: i dottori da cui non ti faresti mai curare

Benvenuto, lettore! Questo è un no-spoiler allert. Non temere per quello che leggerai su Scrubs, qui non ci sono spoiler e niente della trama che non sia evidente di premessa verrà svelato. Dunque buona lettura!

Il cardine di qualsiasi sit-com è la capacità di ironizzare e parodiare la vita di tutti i giorni in modo da strappare qualche risata allo spettatore. Ma come si può eseguire un processo del genere in un contesto ospedaliero dove la vita è la più dura possibile ed ogni cosa che avviene deve essere presa con la massima serietà? È la sfida che si è lanciata Scrubs e che ha saputo raccogliere con grande dignità.

Una sit-com brillante

Il protagonista è il medico specializzando John Dorian, per tutti J.D., che insieme al suo inseparabile amico Turk, anche lui specializzando nell’ambito però della chirurgia, arriva al Sacro Cuore, un ospedale dal personale particolare…


I due vivranno mille (dis)avventure tra relazioni interpersonali poco definite, classiche storie d’amore travagliate, esperienze lavorative ostiche e tutto ciò che la quotidianità di difficile ha da offrire dentro e fuori il contesto lavorativo. Affiancati da Carla ed Elliot, che diventano ben presto parte del gruppo fisso, e dal burbero ma internamente premuroso e protettivo Dottor Cox, oltre che da una vastità di personaggi secondari.

Senza ombra di dubbio la forza di questa serie sta proprio in questo ultimo fattore: i personaggi secondari. Tra collaboratori dell’ospedale, colleghi e pazienti sono moltissimi coloro che hanno saputo far breccia nella considerazione degli spettatori e guadagnarsi un posto di rilievo emergendo dal fondo.

Esempio emblematico è l’Inserviente, forse il personaggio di Scrubs maggiormente fuori dagli schemi, perennemente in guerra con il protagonista perché…beh, chi lo sa?!.


La caratterizzazione di questi personaggi di background è estremizzata a partire da una loro caratteristica. Ad esempio la bramosia di sesso del Todd o la remissività dell’avvocato Ted. E questa è una carta vincente nel provocare risate.

Scrubs resta una sit-com a tutti gli effetti, sebbene non abbiamo la location classica del bar o l’interno di un appartamento come setting principale, i personaggi si presentano caricaturati e le situazioni estremizzate per finalizzare la risata. Eppure non mancano evasioni dal genere.

Scrubs e il tema della morte

Oltre ai suoi personaggi strampalati a cui volente o nolente finirai con l’affezionarti, un altro valido motivo per approcciarsi alla serie sono le tematiche che tocca.

Abbiamo già detto in apertura di recensione che in un ambiente ospedaliero non è facile prendere tutto alla leggera poiché può capitare – e purtroppo spesso accade – di doversi interfacciare con la morte o, più in generale, con la perdita.

In quelle occasioni sono molteplici i percorsi psicologici che vengono alla luce, sia per chi perde, sia per chi deve dare la triste notizia ad amici e parenti.

E Scrubs, nelle sue nove stagioni, affronta quanto suddetto in praticamente tutti i suoi aspetti e ci riesce molto bene, regalando scossoni all’animo dello spettatore.

Personalmente trovo questa tematica a volte troppo ricorrente. A lungo andare si rischia di assuefarsi a questa condizione e a non trattare più con il giusto peso una dipartita.

E forse, a ben pensarci, è proprio il risultato a cui si vuole arrivare per meglio rappresentare la vita di un medico d’ospedale, non a caso molti dottori hanno definito questa serie come la più realistica tra tutte quelle che parlano dell’ambito della medicina.

Scrubs: lo sviluppo dei personaggi

Se si segue Scrubs dal primo episodio fino all’ultimo risulterà evidente la crescita dei personaggi. Come detto, J.D., Turk e anche Elliot, arrivano all’ospedale appena dopo aver concluso gli studi e si trovano a confrontarsi con una realtà di cui hanno soltanto scalfito la superficie, apprendendo la teoria sui libri dell’università.

Mettere in pratica ciò che hanno imparato si rivelerà più ostico del previsto e li vediamo impacciati, insicuri, desiderosi di ricercare mentori in cui trovare appigli, sbagliare e poi cercare di rimediare. Insomma, che la vita fuori dalle istituzioni scolastiche sia dura non deve certo dircelo Scrubs, sebbene sembra ci tenga a ricordarcelo.

Eppure più andiamo avanti nelle stagioni, più vediamo i nostri protagonisti prendere coscienza, maturità e decisione fino a diventare loro stessi dei mentori per nuovi dottorandi.
Nelle sit-com non è la trama a svilupparsi ma i personaggi.

Concludo dicendo che Scrubs è assolutamente consigliata a chi ama le sit-com, perché sa entrarti dentro e può lasciare bei ricordi nella testa e nei cuori dei telespettatori più appassionati al genere.

Valerio Cioccolini
Valerio Cioccolini
Vi piacciono le serie tv? Andremo d'accordo. Non vi piacciono? Beh...andremo d'accordo ugualmente.

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