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Il Buco: Dove si Arriva da Peccatori e… lo si Diventa Ancora di Più

Continua il grande periodo di Netflix España che ci propone un’altra produzione di grande livello: questa volta si tratta del film Il Buco, in originale El Hoyo .

Un lungometraggio della durata di un’ora e mezza di puro thriller psicologico, che finisce per indagare su molti degli aspetti più reconditi e crudi dell’essere umano.

La vicenda si svolge in un’alternativa “prigione” chiamata La Fossa, presentata agli spettatori come un enorme edificio composto da diversi piani, numerati dal 1 al… sarebbe spoiler. Ogni piano è costituito da una stanza asettica, con i servizi primari e due posti letto per altrettanti ospiti.

Nel mezzo un buco – per l’appunto – dove quotidianamente una piattaforma ricolma di cibarie scende per offrire i pasti agli ospiti. Nello scendere tra i piani, però, la suddetta piattaforma si svuota a seconda dell’ingordigia di chi se ne serve, perciò è quasi inevitabile che ai piani inferiori arrivi priva di cibo.

Ogni mese un gas soporifero addormenta tutti gli inquilini e al loro risveglio una lotteria ad opera dell’Amministrazione – di coloro, cioè, che gestiscono La Fossa – li fa risvegliare in una stanza con un numero diverso dal precedente, secondo un criterio di pura fortuna.

Se qualcuno muore, viene prontamente sostituito da un’altra persona. L’imperativo è ritrovarsi sempre in due in ogni stanza.

il buco piattaforma con cibo

Coinquilini scomodi

Spiegate quelle che sono “le regole” del gioco, ecco che si entra nel vivo della storia.

Goreng, il protagonista, è un volontario che si ritrova come compagno di cella un vecchio tutt’altro che rassicurante e dalla mente deviata. Come fidarsi, dunque?

Questo anziano signore è anche il personaggio che il regista usa per spiegare a noi spettatori come funziona la vita all’interno del Buco, sfruttando il fatto che Goreng si sia proposto per prendere parte all’esperimento senza conoscerlo fino in fondo.

Il perché abbia deciso di entrare volontariamente nella Fossa rappresenta un McGuffin, tanto caro ad Hitchcock : non ci è dato saperlo, ma non influisce in alcun modo sulla trama, se non nei momenti inziali del film, per l’appunto.

Come affermato in precedenza, Il Buco esplora quei comportamenti deviati o di necessità che gli esseri umani adottano in situazioni disperate, per rispettare quell’istinto naturale alla conservazione del sé. L’istinto, cioè, alla sopravvivenza.

Il tutto è facilitato dal fatto che molti degli inquilini siano dei criminali e abbiano scelto quella pena al posto del carcere per “espiare” i reati commessi.

Non a caso la Fossa è composta da diversi piani, in un parallelismo che ricorda l’Inferno dantesco e i suoi gironi, da cui però si differenzia per il fatto che i condannati non siano disposti a seconda della gravità del proprio crimine, ma in modo del tutto casuale.

Il film è crudo, senza se e senza ma, e per prenderne visione occorre mettere da parte la propria suscettibilità.

È adrenalina pura quella che coglie lo spettatore durante questo show, una convivenza continua con la sensazione di sconforto e di ribrezzo. Si giudicano repellenti le azioni che i personaggi compiono, ma si riconosce anche che quelle stesse azioni sono spesso necessarie per la loro sopravvivenza.

In questo particolare Inferno si arriva da peccatori e lo si diventa sempre di più.

Nessuno è esente dal “Tocco del Diavolo

Il fatto che l’interno della Fossa ci mostri una pluralità di condizioni umane è anch’esso significativo. Non troviamo, tra gli inquilini, una sola “categoria” di persone, ma una varietà di esse, diverse per genere, etnia, religione, normodotate o affette da menomazioni.

Donne, uomini e anziani di nazionalità differenti, paraplegici e persino un animale! Questi sono gli abitanti dela strana struttura.

Il messaggio che il regista vuole trasmettere è probabilmente che nessuno è immune alla tentazione del male. Tutti sono soggetti a cadere nel peccato, poiché esso è insisto in ogni essere umano.

Sia come sia, questo film merita una visione attenta, poiché riesce nell’intento di far riflettere lo spettatore, anche al di là del suo criptico finale.

Lungi dall’essere uno studio sociologico sulla natura umana, ne mette comunque in luce alcuni aspetti, legati soprattutto agli istinti e alle emozioni primarie.

Ecco in poche parole cos’è Il Buco: un film dalle atmosfere cupe e angoscianti, che stimola il ragionamento, mantenendo sempre alta la suspense.

Valerio Cioccolini
Valerio Cioccolini
Vi piacciono le serie tv? Andremo d'accordo. Non vi piacciono? Beh...andremo d'accordo ugualmente.

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