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Il Giovane Favoloso di Tradizione e Realtà

Il Giovane Favoloso descrive la vita di Giacomo Leopardi, una delle figure fondamentali della storia della letteratura mondiale e del romanticismo letterario, anche se prima d’ora non è mai risultata appetibile per il cinema in quanto nell’immaginario comune viene considerata troppo dolorosa e troppo poco emozionante.

Si tratta però di un’interpretazione superficiale del genio Leopardi poiché, in realtà, affrontare la sua vita significa svelare un uomo libero di pensiero, ironico e socialmente spregiudicato, un ribelle spesso emarginato dalla società ottocentesca del suo tempo.

Mario Martone è il cineasta italiano che, con un estremo atto di follia e coraggio, è riuscito a fondere in una pellicola dall’ampio respiro temi tipici della produzione letteraria leopardiana ed episodi della sua esistenza, liberandoli dalla dimensione scolastica per ridargli nuova vita.

Come non ricordare le perfette interpretazioni, sentite e coinvolgenti, delle più celebri poesie di Giacomo Leopardi?

L’Ermo Colle che ispirò la celeberrima poesia: “L’ Infinito”.

L’Amore: Croce e Delizia

Il regista ci chiede di non guardare più a Leopardi, ma di guardare con Leopardi.

E non sarà proprio Leopardi del resto a confidare al Giordani di non cercare né fama né gloria ma solo amore? tematica centrale della sua poesia. Per il poeta recanatese, infatti, l’amore è la più potente delle speranze (o illusioni) dell’animo umano. Anche per questo sarà l’ultima a morire nella sua poetica.

Amore inteso anche come com-passione umana, che è anche, soprattutto, condivisione di prospettive.

Il film ci mostra invece come per tutta la vita Leopardi abbia dovuto difendere la propria indipendenza e originalità di sguardo dai ripetuti tentativi da parte di altri di addomesticarlo e soggiogarlo:

dal padre Monaldo, fine erudito ma intransigente reazionario, al Pietro Giordani, che lo stima ma vorrebbe da parte sua un maggiore attivismo politico.

Nel Leopardi, Martone fa confluire il dettaglio biografico, l’ammirazione e la febbrile umanità, ma anche considerazioni più personali sul rapporto tra artisti e intellettuali, e la distanza che entrambi dovrebbero sempre tenere con la politica, le ideologie e le istanze del proprio tempo.

Persino Ranieri sembra non capire fino in fondo l’amico. 

Dal film “Il Giovane Favoloso”
Riflettendo sulla infelice condizione umana.

D’altra parte la dialettica tra vedere e vedersi (attraverso lo schermo degli altri) è l’aspetto più interessante e squisitamente cinematografico del Giovane favoloso.

Il protagonista avverte con tormento non solo di non essere compreso, ma di essere costantemente giudicato dagli altri, per via del suo pessimismo radicale e, ovviamente, per l’aspetto fisico.

C’è nel Leopardi martoniano una resistenza commovente a non farsi spettacolo.

Un’interpretazione favolosa

Per il ruolo di Leopardi, Martone si affida a Elio Germano il quale ricambia la fiducia del cineasta con un’interpretazione eccezionale.

L’attore nel corso della sua carriera ha ottenuto, tra gli altri premi, tre David di Donatello per il miglior attore protagonista per Mio fratello è figlio unico, La nostra vita e l’ultimo proprio per Il giovane favoloso.

Elio Germano ha dedicato anima e corpo alle sfumature di una personalità di cui si è scritto tanto ma che quasi non esisteva a livello figurativo:

aderisce alla rappresentazione ufficiale tramandata dai libri di letteratura, ma al tempo stesso è vivo, vitale, mosso dalle pulsioni tipiche della gioventù che lo portano a scrivere la poesia “A Silvia”, è realistico e contemporaneo, smorzando l’immagine tipica di cui parlavamo inizialmente.

Dal film il ” Giovane Favoloso”
Pensoso mentre si dedica agli studi.

Sono stati affrontati con un risultato impeccabile anche i pericoli interpretativi insiti nel personaggio che erano numerosi:

il corpo che si deforma con l’avanzare dell’età, la celebre gobba e l’andatura claudicante esponevano ogni interpretazione al rischio caricatura.

Elio Germano tuttavia trova una misura tale da rendere credibile ogni mutazione del suo fisico.

Una rappresentazione composta: una scelta vincente

dal film “Il Giovane Favoloso”
Immagine che ritrae il poeta intento alla lettura delle poesie, a tal punto da arrivare ad annusare i libri.

L’opera trova la sua verità nella compostezza della rappresentazione.

Martone decide di movimentare l’approccio naturalistico innestandovi sporadici squarci lirici quali l’inserto del Dialogo della natura e di un islandese, in cui vediamo un’enorme statua di sabbia sgretolarsi a poco a poco, visionaria rappresentazione del pessimismo cosmico, e la suggestiva eruzione del Vesuvio che suggerirà al poeta la composizione della meravigliosa poesia:

La ginestra riportata nel film in versione ridotta.

Mentre in una delle scene chiave vediamo Leopardi intento a declamare L’infinito mentre, immerso nella natura recanatese, riflette sulla sua infelice condizione.

Nelle mani di un altro regista momenti come questo avrebbero rischiato di sfiorare il ridicolo involontario, ma lo stile classico e misurato di Martone, unito al talento di Germano, trova una sua verità nella poesia.

Leopardi uno di noi

dal film “Il Giovane Favoloso”
Giacomo Leopardi e la sua passione per il gelato, da qui la contraddizione tra il suo pessimismo e al contempo amore per la vita e i suoi piaceri.

Nonostante la forma solida e rigorosa che lo contraddistingue, Il Giovane Favoloso quindi trova il modo di attualizzare la figura di Leopardi anche attraverso la messa in scena di episodi più prosastici, concentrati nel periodo del soggiorno napoletano.

A sorpresa vediamo il poeta intento a parlare del gioco del pallone seduto in una taverna napoletana e lo scopriamo ghiotto consumatore di gelato, nonostante le raccomandazioni del medico!

Come non simpatizzare allora immediatamente con il personaggio?

Inoltre le scelte musicali effettuate da Martone amplificano questo effetto di gioco di contrasti tra prosa e poesia, tra tradizione e modernità:

sceglie infatti come commento sonoro delle immagini liriche e bucoliche le composizioni elettroniche e le sonorità pop della score di Sascha Ring, in arte Apparat.

The final result

Sono questi guizzi a fare la differenza in un lavoro rigoroso e solido, arricchito dalle ottime interpretazioni di Isabella Ragonese, Michele Riondino e Massimo Popolizio, che potrebbe avere il merito di convincere il grande pubblico a riscoprire sotto una luce diversa uno degli autori studiati a scuola unendo cinema alto e potere divulgativo.

E’ considerato infatti uno dei film più importanti realizzati dal cinema italiano negli ultimi anni. Sfaccettato, complesso, colto, sorretto dal contributo notevolissimo di interpreti e cast tecnico.

Nota dell’autrice

Spero inoltre che anni di scuola e con l’ausilio di questa divertente recensione finalmente la parafrasi del verso:

” è funesto a chi nasce il dì natale” , sarà:

è doloroso per chi viene al mondo il giorno della nascita perché secondo la concezione leopardiana la vita è costellata di dolore, ed è la sola condizione umana di esistere;

e non sarà più come tra i banchi di scuola spesso avviene:

è doloroso per chi nasce il giorno di Natale.

Un piccolo aneddoto divertente ma significativo.

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