Con questa prima stagione di House Of The Dragon possiamo dire che George R.R. Martin è tornato.
Lo avevamo un po’ perso nelle ultime stagioni di Game of Thrones ma ora anche i disillusi più ferventi potranno constatare la sua rimonta in sella (di drago) con briglie alla mano.
House of the Dragon funziona. E funziona davvero tantissimo.
Dal romanzo al piccolo schermo
Sicuramente gioco alla riuscita ha contribuito l’avere nuovamente un soggetto da trasporre.
La saga è infatti tratta da – una parte – del romanzo intitolato Fuoco e Sangue, cronologico prequel di GoT.
Il libro racconta – quasi al pari di un manuale di storia – la dinastia Targaryen dalla sua ascesa, al suo dominio, alla sua decaduta.
In House of The Dragon si racconta parte di quella storia, quando i Targaryen sono saldamente sul Trono di Spade ma vivono un capitolo particolarmente cruento della loro storia, denominato La Danza dei Draghi.
La prima stagione fa da preludio a ciò che si scatenerà in seguito tra le stesse fazioni della stirpe del drago.
Lasciarci ad aspettare così, sapendo determinate cose… è l’ennesima “cattiveria” di Martin verso i suoi fan!
Tra Game of Thrones e House of the Dragon
A mente fredda, analizzando quella che è stata la serie nella sua interezza, si può dire che non ci siano stati grandi colpi di scena alla Trono di Spade e che, ribadisco, il punto forte delle puntate sia principalmente il parlato.
È sicuramente un detrattore rispetto alla serie esordio di Martin, il celeberrimo e già più volte citato Il Trono di Spade, dove ai discorsi arguti, spesso imbellettati da metafore e ricchi di significati nascosti, si accompagnava sempre l’azione data dalle spade e dalle teste mozzate.
Il tutto sullo sfondo di un mondo di ispirazione medievale (e dunque di per sé già ricco di fascino per molti).
In House of the Dragon questa cosa un po’ si perde, e le strategie politiche prendono il sopravvento sull’azione, con l’intrattenimento che arriva unicamente dai dialoghi, che comunque hanno sfaccettature metaforiche e carismatiche.
Per questo motivo ritengo che House of the Dragon sia una serie che possa non piacere a tutti.
L’arma segreta: i draghi
Un’altra cosa che differenzia House of the Dragon da Il Trono di Spade, questa volta in positivo, è la presenza dei draghi. – intuibile visto il titolo, vero? – .
Torna la CGI – la computer grafica – che qui vediamo, a conferma di quanto già mostrato in precedenza, essere realizzata ad arte.
Le movenze dei grandi animali antichi e la loro struttura fisica, che non risparmia di mostrarci persino le venature delle ali, rubano totalmente la scena con il loro realismo, lasciando lo spettatore incollato a chiedersi se siano davvero in computer grafica o… chissà.
Dato il titolo della serie e la parte importante che i draghi hanno avuto nella dinastia Targaryen di cui si parla, ci si aspettava, in effetti, che queste creature sarebbero state realizzate ad hoc, ponendosi quasi come l’elemento più atteso dell’intera stagione.
Le aspettative non sono state tradite neanche lontanamente.
In tutto questo, i panorami mozzafiato del mondo martiniano fanno da cornice perfetta alle vicende delle dame e dei cavalieri sullo schermo, contribuendo a farci immergere costantemente e nel modo più giusto nell’atmosfera della serie.
Il cast di House of the Dragon
Breve menzione ai membri della “ciurma”.
Sebbene a parte Matt Smith – già brillante e apprezzatissimo nelle sue interpretazioni in The Crown e Doctor Who – nessuno avesse da principio un nome altisonante per le masse, ogni attore della serie compie il proprio dovere alla perfezione.
Nonostante ci sia anche un recasting a serie in corso – cambiano le attrici di Rahenyra e Allicent, sostituite dalle loro versioni “più adulte” – le interpretazioni di tutti contribuiscono alla riuscita della serie toccando anche picchi di magistralita’.
Evitando spoiler, menzione d’onore va a Paddy Considine, alias Viserys Targaryen, soprattutto verso gli ultimi episodi.
In conclusione
Tra draghi, dialoghi, ambientazione e la presenza di un cast all’altezza, penso di avervi dato motivazioni sufficienti per seguire questo primo passo verso quella che si preannuncia una serie molto interessante.
Non sappiamo ancora se House Of The Dragon avrà lo stesso impatto mediatico e di gradimento de Il Trono di Spade o se a vincere sarà la bruciante scottatura avuta con il finale di quest’ultima, certo è che finora bisogna rendere onore al merito.
George R.R. Martin è un abile narratore, dall’immaginazione così vasta da creare un intero mondo della durata di secoli, supportato dai potenzi mezzi della computer grafica per renderlo vivo e fruibile.
A noi non resta che goderne.