Il Potere del Cane (titolo originale: The Power of the Dog) è un film scritto e diretto da Jane Campion, che ha vinto la statuetta per la Miglior Regia agli Oscar 2022, ad un anno di distanza dalla collega Chloé Zhao che trionfò nel 2021 con Nomadland.
La pellicola, che è un western sui generis, è ambientata nel Montana rurale degli anni ’20 e ruota intorno alle vicende di quattro personaggi: i due fratelli Burbank (Benedict Cumberbatch e Jess Plemons), che possiedono un ranch, la giovane vedova Rose (Kirsten Dunst) e suo figlio adolescente Peter (Kodi Smit-McPhee).
Il lungometraggio è un adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1967 di Thomas Savage, considerato un capolavoro della letteratura statunitense del Novecento, e si rivela una pellicola sofisticata ed enigmatica fino alla fine; pieno di colpi di scena, realmente inaspettati. Le scene si susseguono lentamente e sono costruite con una finezza che è valsa alla regista statunitense anche un Leone d’argento per la regia a Venezia 2021.
Durante la visione si viene costantemente travolti da sentimenti contrastanti verso tutti i personaggi. Infatti scrittura e regia, entrambe – lo ricordiamo – ad opera della Campion, mettono in luce i caratteri discordanti fra loro, ma anche le lotte interiori e le contraddizioni interne di ciascuno.
Questo articolo, tenendosi alla larga dagli spoiler per chi ancora non lo avesse visto, vuole dare delle piccole chiavi di lettura per godere meglio del film e comprenderlo nella maniera più approfondita.
Il significato del titolo
Il titolo de Il Potere del Cane è tratto da un versetto dei Salmi del Nuovo Testamento, nello specifico il 22:20, che racconta la sofferenza di Cristo sulla croce: «Libera la mia vita dalla spada, e salva l’unica vita mia dall’assalto del cane» recita il salmo.
La frase fa riferimento in modo allegorico a quegli impulsi profondi e incontrollabili che possono salire in superficie e distruggerci; moti passionali che partono dalle più profonde cavità del nostro animo, le quali ci boicottano partendo dalle nostre stesse inclinazioni.
D’altronde chi è il più grande nemico di ogni uomo se non se stesso? Il nostro animo è piegato dal peso di valori e condizioni a noi imposte o autoimposte e accettate come aspirazione massima della propria esistenza.
Così spesso dimentichiamo che è l’accettazione della propria natura ciò che rende realmente liberi.
Per tutto il film della Campion a venire alla luce è proprio l’incapacità dei personaggi di far fronte al cambiamento e al proprio modo di essere, alla propria individualità.
Il Potere del Cane: Western sì oppure no?
Questo film non può essere definito realmente un western, nonostante l’ambientazione sia quella rurale tipica dell’ovest degli Stati Uniti e l’epoca di riferimento sia di poco successiva a quella dei maggiori western.
La storia non ne rispetta i canoni e, sopratutto, come dicevamo, non è ambientato nel periodo adatto per essere considerata tale.
I due fratelli Burbank, proprietari di un ranch, pur essendo dei cowboy, non sono in cerca di oro, non si scontrano con fuorilegge, sceriffi o indiani, nè vanno in giro con una Colt calibro 45, famosa per essere la pistola di Trinità.
Il Potere del Cane può, più propriamente, essere considerato un thriller psicologico, dato il clima di inquietudine e tensione narrativa che avvolge l’intera vicenda e i rapporti fra i personaggi, rafforzate dall’impeccabile abilità della regista e del suo team.
Che altro dire su Il potere del cane…
Il Potere del Cane è un viaggio introspettivo rabbioso, sofferto e, a tratti, inquietante, nella propria individualità, tema molto caro agli statunitensi.
Le scelte che vengono prese dai personaggi sono sempre a protezione di se stessi, ma sono guidate dall’incapacità di comprendere ciò che è veramente essenziale, risultando spesso (auto)distruttive.
Nel momento in cui arriva un’apertura, però, arriva anche chi se ne approfitta, seppur controvoglia.