Con Midnight Mass, il regista Mike Flanagan diventa ufficialmente garanzia di qualità, dimostrando come il successo di Hill House, e il conseguente Bly Manor, non sia stato solo un merito del caso.
Ci troviamo a parlare oggi di una miniserie, autoconclusiva in 8 puntate, uscita da poco su Netflix.
Prima di continuare, consigliamo a tutti di prendere visione della suddetta serie, sia perché meritevole, sia perché nella recensione si parlerà di temi difficilmente comprensibili senza conoscere l’andamento delle puntate.
È infatti questa una serie che suscita molti spunti di riflessione. Analizziamone qualcuno.
Le contraddizioni del credo in Midnight Mass
Con le contraddizioni Flanagan gioca parecchio in questa produzione. Lo si può percepire a serie terminata, ragionando sulla contrapposizione, evidente, che si instaura tra la cristianità, da subito mostrataci predominante nel villaggio, e la blasfemia che l'”abominio” porta con sé.
Le due cose sembrano poter coesistere inizialmente, salvo, poi, rivelarsi incompatibili.
Il seme del male si è diffuso nel villaggio, contagiando il credo religioso che, inebriato, è uscito dagli schemi retti e puri che si prefissava, rimanendone totalmente sconfitto.
È il problema di ogni estremismo.
Il villaggio di Crockett Town è stato raso al suolo, completamente devastato nel suo corpo di case e nel suo spirito di persone non dal male, ma dal bene che ha assecondato il male.
La religione che, per definizione, si impone di scacciare il male, in Midnight Mass, invece, lo accoglie a braccia aperte, pensando di poterlo sfruttare per fare la volontà di Dio. Senza riuscirvi.
Il punto debole
Se c’è qualcosa che, ad essere onesti, si può recriminare a MidNight Mass è l’inutilità di alcune scene in cui non succede nulla di concreto e le informazioni che danno – ad esempio sul passato del poliziotto musulmano – risultano ininfluenti per lo svolgimento della trama e del tutto fini a se stesse.
È un inizio lento quello che si è voluto dare alla serie, con tanti piccoli accadimenti portati alle lunghe, forse, però, per imprimerli bene nella testa dello spettatore.
Un inizio lento getta le basi, questo è vero, ma per almeno le prime tre puntate non si riesce a capire fino in fondo dove vuole andare a parare Midnight Mass.
In particolare, in questa serie si percepisce più che in Hill House, poiché i lunghi discorsi, incorniciati da altrettanto lunghi primi piani sul parlante, assopiscono un po’, nonostante, spesso e volentieri, i dialoghi siano intensi e non privi di spunti riflessivi interessanti.
Non credo di sbagliare nell’affermare che i complessi monologhi e le preghiere abbiano composto almeno l’80% dello script di copione.
Questo, forse, è l’unico punto debole di questa serie che ha come merito, invece, quello di mostrare al suo pubblico una figura trita e ritrita nel cinematografo, ossia quella del Vampiro, vestendolo però con “abiti” diversi dai soliti.
Midnight Mass e il suo angelo vampiro
Di fatto lo spettatore non si accorge di trovarsi davanti ad una “storia di vampiri” finché non ragiona a mente fredda e a finale concluso. Questo perché la figura di Strokeiana memoria non è al centro della storia, viene piuttosto usata come tramite per ragionare sopra d’altro. Siamo al limite del MacGuffin, tanto caro a Hitchcock.
Qui la concezione di vampiro e di ciò che esso rappresenta si fonde con il misticismo e la religione, mostrandoci un altro lato della medaglia rispetto alla crudezza e spietatezza da sempre associata a questa figura.
Il bacio del vampiro qui non è atto barbaro, ma dono di vita eterna, non è condanna ma salvezza.
Il vampiro non è un demone ma un angelo, per stessa attribuzione dei protagonisti di Midnight Mass. O, almeno, di parte di essi.
Ormai da tempo, nella nostra società, la figura il cui capostipite fu Dracula, originariamente pensata per essere percepita come un mostro sanguinario è stata stravolta. Saghe come Twilight o The Vampire’s Diary hanno portato a percepire questo mostro quasi come una figura virtuosa, imprimendosi, così, nell’immaginario collettivo.
Allo stesso modo Midnight Mass ricerca la “crudeltà” del suo angelo vampirico, mostrando, però, allo spettatore quanto questo sia orripilante e malato.
La lezione può sembrare banale: idolatrare un dispensatore di violenza porta conseguenze spiacevoli.
Conclusioni
Se si cerca una serie un po’ più impegnata che abbia tematiche horror e paranormali, come detto in apertura di articolo: Flanagan è una sicurezza.
Se non con il massimo dei voti, Midnight Mass passa il giudizio con poco meno del 9 in pagella.
Ottima anche la gestione della regia, con inquadrature e atmosfere che lasciano un senso di smarrimento in chi guarda.
Non manca, in conclusione di serie, anche un po’ di azione.
Insomma, noi attendiamo con ansia la prossima opera del regista. E voi?