Luca è un lungometraggio d’animazione uscito il 16 Giugno 2021 su Disney+ e, come ogni altro film della Pixar, va visto principalmente come un’opera di intrattenimento.
Non è raro, però, che i cartoni nascondano ulteriori significati e che vogliano trasmettere insegnamenti morali alle giovani generazioni e non solo. Questo è il caso anche di Luca, come abbiamo avuto modo di vedere.
Ciò che emerge durante la visione è senza dubbio una denuncia alla discriminazione, ma c’è ora da chiedersi di che tipo di discriminazione si parli.
Sarebbe logico pensare si riferisca a quella razziale, dato che, di fatto, un popolo – quello sottomarino – viene additato come ciò che deve essere eliminato, persino in modo violento, con fiocine e arpioni.
Ad uno sguardo più attento, però, possiamo cogliere dei piccoli indizi che ci riconducono anche ad un’altra lettura.
Luca e Chiamami col tuo nome: un parallelismo
Per iniziare, partiamo dal finale. La scena alla stazione, dove Luca e Alberto si salutano poco prima di separarsi, richiama alla mente una scena simile di un altro film recente.
Stiamo parlando di Chiamami col tuo nome, pellicola del 2017 e trasposizione cinematografica dell’omonimo libro, che ha sancito il successo internazionale di Timothée Chalamet.
Nel suddetto film, i due giovani protagonisti, diventati ormai amanti, si salutano proprio in una stazione e per lo stesso motivo: gli studi. Sebbene nel caso di Luca essi comincino e nel caso di Oliver finiscano, terminata la sua tesi di dottorato e anche la vacanza-studio in Italia.
E quindi? Due film che hanno una scena simile: sai quanti ce ne sono!
Ma se vi dicessimo che quello rappresentato nel fim Pixar è esattamente lo stesso treno?
Quando il treno che porterà Luca a scuola entra in stazione, si può notare chiaramente il numero 2 sulla fiancata del vagone. Stessa cosa per il treno che si vede in Chiamami col tuo nome.
Un’altra coincidenza, senza dubbio, ma eccovene subito una terza.
Pensiamo a chi è il regista di Chiamami col tuo nome: l’italiano Luca Guadagnino.
Esatto, proprio Luca. Come il titolo del film Pixar .
La riflessione portata da Luca
Se non siete ancora soddisfatti, al piatto delle coincidenze potremmo aggiungere anche che entrambi i film sono ambientati nel nord Italia, sebbene uno sulla costa ligure e l’altro nelle campagne della Lombardia.
Per non parlare poi del vestiario di Luca, camicia chiara e pantaloncini corti di jeans, lo stesso che ha anche Elio – interpretato da Timothèe Chalamet – nella maggior parte delle sue scene.
Unite queste coincidenze con la chiara gelosia di Alberto nei confronti di Luca, quando quest’ultimo stringe amicizia con Giulia, anche se di fatto la ragazzina non lo sta in alcun modo allontanando da lui, e la domanda sorge spontanea.
Mettendo in scena un’amicizia maschile molto intensa, l’autore vuole, in realtà, suggerire l’omosessualità dei due giovanissimi protagonisti e fare, tra le righe, una critica alle discriminazioni omosessuali?
Nelle profondità dell’Abisso
Discriminazioni, si, perché, come detto in apertura, gli abitanti del paesino costiero applicano una vera e propria soppressione violenta nei confronti dei mostri marini che, in realtà, non hanno fatto proprio nulla per meritarsela. Di conseguenza, Luca e Alberto per tutto il film sono costretti a a nascondere quella che è la loro vera natura.
La stessa intenzione dei genitori di Luca, allo scoprire che il ragazzino desidera emergere in superficie, di mandarlo nelle profondità dell’abisso con lo zio per far correggere queste sue attitudini, ricorda molto il meccanismo che si innesca in alcuni genitori di fronte al coming out dei figli.
Le Iene hanno qualche tempo fa portato alla luce il caso di un ragazzo che – per sua stessa ammissione – «era gay ma è stato guarito» dopo essere stato in un centro “riabilitante” pseudo-religioso, spinto ad andare dalla sua stessa madre, che ogni giorno piangeva e digiunava dal dolore di avere un figlio omosessuale.
“Andare nelle profondità dell’abisso con lo zio” potrebbe, dunque, essere metafora proprio di uno di questi centri che si pongono come obiettivo quello di “correggere” le attitudini sessuali dei giovani per riportarli “sulla retta via” (sull’ipocrisia e il fanatismo di tali pratiche occorrerebbe un articolo a parte).
Semplice interpretazione dei fan?
Sebbene qualcuno scriveva che «un indizio è solo un indizio, due indizi sono una coincidenza e tre indizi sono una prova», e noi di indizi e coincidenze ne abbiamo trovate fin troppe, il regista di Luca sembra aver smentito questo richiamo al film di Guadagnino.
Enrico Casarosa ha, infatti, dichiarato che nel suo racconto c’è solamente un’amicizia priva di amore tra due bambini che reagiscono con i moti delle emozioni tipiche della loro età a ciò che accade loro.
Sia come sia, il significato e la morale che Luca porta con sé non cambiano.
Quello di Casarosa è un film che invita a credere in se stessi e non lasciarsi intimidire – o peggio: limitare – da chi vede il mondo in modo diverso.
Con la giusta dose di coraggio, chiunque può trovare il proprio posto nel mondo e, di conseguenza, la propria felicità e realizzazione.
Insomma, se un mostro marino ha vinto una gara di triathlon ed è andato a studiare a scuola, chiunque di noi può realizzare ciò che vuole, no?
P.S.
Dopo quanto detto nell’articolo, si può rivalutare la scena in cui le due comari anziane del paesino si rivelano essere anch’esse due mostri marini una volta che Luca e Alberto hanno fatto – e qui proprio il caso di dirlo – coming out sulla loro vera natura.
Che sia un riferimento al classico stereotipo delle due anziane lesbiche campagnole di cui tutti sospettano da sempre senza averne mai la certezza?
Ovviamente si scherza. Viva l’amicizia. Viva l’amore. E viva Luca.